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Tra personalismi, accuse e favori a Renzi, il centrodestra non esiste più

Nel centrodestra volano gli stracci. La crisi ha radici profonde, la genesi di tutto potrebbe essere collocata circa un paio d’anni fa, quando Silvio Berlusconi e Matteo Renzi siglano il famigerato “Patto del Nazareno”. Da quel momento, l’alleanza Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord scricchiola e i leader sembrano ormai arrivati alla resa dei conti: alle prossime amministrative, infatti, sono poche le città in cui i tre partiti sosterranno unitamente lo stesso candidato sindaco.
A cura di Charlotte Matteini
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Non accenna ad arrestarsi la crisi del centrodestra. Con il contraccolpo provocato dal sostegno della candidatura di Alfio Marchini a Roma e il conseguente ritiro di Bertolaso, l'asse Forza Italia – Fratelli d'Italia e Lega Nord appare sempre più fragile. La crisi del centrodestra ha radici profonde, non è certo iniziata qualche settimana fa con la combattuta presentazione del divisivo ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Al contrario, la genesi di tutto potrebbe essere collocata circa un paio d'anni fa, quando Silvio Berlusconi acconsentì a incontrare l'allora neo-presidente del consiglio Matteo Renzi e siglare così il famigerato "Patto del Nazareno", accordo che da ormai un biennio è al centro delle polemiche e ciclicamente viene rinfacciato al leader di Forza Italia non solo dagli oppositori politici del Movimento 5 Stelle, ma anche e soprattutto dai propri alleati, in particolare Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Analizzando infatti le liste e le coalizioni delle prossime amministrative, si evince chiaramente come non sia solo Roma il problema nel centrodestra, le alleanze tra i tre partiti risultano difficoltose in tutta Italia.

E proprio ieri, con l'annuncio del ritiro di Bertolaso e la candidatura di Alfio Marchini, la polemica sul "Patto del Nazareno" è prepotentemente tornata agli onori delle cronache. L'ipotesi, avanzata da alcuni notisti politici e avallata dai leader di Fratelli d'Italia e Lega Nord, è che Berlusconi a Roma abbia cambiato le carte in tavola all'ultimo per favorire il candidato sindaco renziano, Roberto Giachetti. Un favore, una sorta di "do ut des" per arginare l'avanzata di Virginia Raggi, la candidata del Movimento 5 Stelle, segnalata come favorita da numerosi sondaggi. Cosa guadagnerebbe Berlusconi? Non è dato saperlo, ma Salvini più volte ha sostenuto che l'ex presidente del Consiglio non farebbe la guerra a Renzi per paura di una nuova legge sui diritti tv che potrebbe nuocere a Mediaset: “In ballo ci sono interessi per centinaia di milioni di euro”.

Durissime sono state le reazioni di Matteo Salvini alla notizia, che ha risposto alla mossa di Berlusconi sostenendo di essere contrario a qualsiasi alleanza con Forza Italia per la corsa al Campidoglio. Anche Giorgia Meloni è stata piuttosto dura nei confronti dell'ex Cavaliere della Repubblica, dichiarando che Forza Italia "vuole andare a rafforzare un governo infame" e che "vuole far vincere il candidato di Renzi, che sta un po' in difficoltà, l'unico obiettivo serio dell'operazione di Berlusconi è questo". Nel rispondere alle accuse, Silvio Berlusconi, intervistato da Radio anch'io, ha sostenuto che il nuovo fantomatico "Patto del Nazareno" non esiste affatto e lanciato un appello: "Uniti si vince, divisi perdiamo". Secondo Berlusconi, infatti, questo continuo frammentarsi non potrà che produrre danni all'Italia: "In altre città già andavamo divisi, queste sono elezioni amministrative e se restiamo divisi non c'è possibilità di contrastare la sinistra e vincere politiche ma restiamo ininfluenti e consegniamo il governo del Paese alla sinistra".

E infatti, analizzando le embrionali liste presentate per le amministrative, salta subito agli occhi l'evidente frammentazione dell'alleanza sul territorio. Prendendo in considerazione le solo 5 grandi città italiane che andranno al voto (Torino, Milano, Roma, Napoli e Bologna), l'unica città in cui Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega Nord sono alleate a sostegno di un candidato unitario è Milano, dove verso metà febbraio l'accordo si è consolidato attorno al nome di Stefano Parisi. A Torino, di contro, Forza Italia aveva deciso di puntare su Osvaldo Napoli, nome che però non piaceva a Lega e Fdi, che ha deciso di puntare su Alberto Morano. Nei grandi centri, quindi, solo in una città su cinque è stato raggiunto l'accordo. Nelle altre quattro, alle elezioni si andrà divisi. Al ballottaggio, chissà. La situazione non è certo migliore nei centri più piccoli. Nella provincia autonoma di Bolzano, per esempio, si contano ben 6 candidati di area centrodestra, nonché il defenestramento della proposta unitaria lanciata dal senatrice forzista Michaela Biancofiore. Stessa situazione a Salerno, con tre candidati sindaci di centrodestra, e Latina, con ben quattro candidati.

Insomma, la crisi del centrodestra è ormai evidente. Le accuse tra le parti non si sprecano, gli stracci volano in pubblico e le continue liti e polemiche alla luce del sole altro non fanno che fornire armi agli avversari politici. Salvini, l'ha dichiarato più volte, ambisce a un ruolo di primo piano, a un ruolo nazionale, vuole arrivare alla presidenza del Consiglio. Berlusconi lo trova però un candidato potenzialmente divisivo, che non verrebbe visto così di buon occhio dagli elettori "moderati" a cui l'ex Cavaliere ha sempre detto di voler puntare. Un Salvini o una Giorgia Meloni, secondo Berlusconi, sono candidati da partiti di nicchia, difficile possano diventare proposte unitarie, spaventerebbero un certo tipo di elettorato. E così, i troppi personalismi politici e le ambizioni dei leader hanno portato a una profonda spaccatura, non solo a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello locale.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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