Giovanni Toti non sarà coordinatore unico di Forza Italia, ma avrà un ruolo di primo piano all’interno del partito. Denis Verdini e Daniela Santanchè sono sempre più all’angolo. Si moltiplicano le telefonate di esponenti del Nuovo Centro Destra agli “ex amici” di Forza Italia, tutte con lo stesso tono: “Se tornassimo indietro, non lasceremmo Berlusconi”. Il menù delle indiscrezioni dal quartier generale di Silvio Berlusconi è ricco: queste le tre “pietanze” che fanpage.it è in grado di offrire al termine di un week end ricco di contatti, incontri, riunioni.
Iniziamo da Toti. Il direttore del Tg4 e Studio Aperto è ormai un punto fermo nella strategia di Berlusconi. All’ex premier piace l’idea di offrire agli elettori i famigerati volti nuovi in grado di bilanciare mediaticamente l’appeal della “rottamazione” di Matteo Renzi. E Toti, con i suoi modi garbati e moderati, rassicuranti, con la sua estraneità alla “politica politicante”, sarà di certo uno dei cavalli di razza su cui Berlusconi punterà per il rilancio di Forza Italia. Il suo ruolo, però, stando a indiscrezioni attendibilissime, non sarà quello di coordinatore unico. Una casella che Berlusconi, almeno per il momento, non avrebbe alcuna intenzione di riempire, preferendo una soluzione più “collegiale”, ovvero un organismo dirigente che comprenda una decina circa di esponenti del partito.
Toti resta dunque in pole position per un incarico molto importante, ma Berlusconi, che lo tiene in grandissima considerazione, avrebbe intenzione di non imbrigliarlo in una funzione prettamente organizzativa. Anche perché la struttura stessa della “nuova” Forza Italia è ancora tutta da definire. E qui torna in ballo Verdini.
L’astro dell’ “amico Denis” è in continua discesa. La scelta dei coordinatori regionali, a partire da Campania, Puglia e Calabria, ha sancito la fine dell’impero verdiniano all’interno di Forza Italia. L’area dei cosiddetti “falchi” (Verdini, Fitto, Santanchè) è in grande difficoltà. Le scissioni minacciate o attuate sui territori dai fedelissimi dell’ex uomo forte del partito non fanno altro che peggiorare il quadro, irritando Berlusconi.
L’ex premier, concentrato (e c’è da capirlo) sulle battaglie che lo riguardano in prima persona (terrore di un’ordinanza di custodia cautelare, eventuali domiciliari, incandidabilità) tutto si aspettava tranne che ritrovarsi, dopo la dolorosa scissione di Angelino Alfano, alle prese con le proteste e le tensioni interne provocate da quei “falchi” che si erano distinti, ai tempi delle tensioni con l’ex delfino, come alfieri della linea “Con Silvio senza se e senza ma”. Una linea che però fece registrare la sua crepa più profonda proprio nelle ore cruciali che precedettero la diaspora alfaniana, a metà dello scorso novembre.
Mentre Berlusconi tentava in ogni modo di tenere unito il partito, raccontano fonti dirette, quando sembrava che lo strappo con Alfano potesse essere recuperato in extremis, furono proprio i “falchi” a far circolare la voce (più di una voce) di una controscissione nel caso in cui il leader avesse continuato a mediare con le “colombe” poi volate via dal nido. Volarono parole grosse, qualcuno dei “falchetti” attualmente in declino (non facciano nomi, ma trattasi di un giovane meridionale rampante di cui si sono recentemente e sorprendentemente perse le tracce) mise pesantemente in discussione la stessa capacità del Caro Leader di affrontare la situazione. Momenti drammatici, tesissimi, che Berlusconi non avrebbe dimenticato.
Sul caso di Nunzia De Girolamo la cautela di Forza Italia, che continua a dichiararsi “garantista”, non è casuale. Si moltiplicano in queste ore le telefonate di “transfughi” del Nuovo Centro Destra verso gli ex colleghi di partito. I ponti sono più aperti che mai, il futuro assetto organizzativo di Forza Italia peserà anche sul dialogo in corso: una dirigenza non “estremista” potrebbe agevolmente trovare la quadra con NCD quando si tratterà di definire candidature, coalizione, strategia.
I sondaggi, in fondo, parlano chiaro: lo spacchettamento delle liste aiuta la coalizione di centrodestra, che cresce nel suo complesso. Una teoria, quella del “molte liste, molti voti”, che ironia della sorte era stata sempre un marchio di fabbrica dello stesso denis Verdini. E che oggi potrebbe ritorcersi contro l’ex “vicerè” di Forza Italia…