Torna il tetto degli stipendi dei manager pubblici, annullata la deroga introdotta dal dl Aiuti bis
L'errore è stato corretto e così si annullano gli effetti della ‘manina', che ieri aveva inserito un emendamento nel dl Aiuti bis, in sede di riconversione del decreto, che aveva fatto saltare il tetto di 240mila euro agli stipendi dei manager pubblici. Dopo un rimpallo di responsabilità tra governo e partiti, e il ‘disappunto' fatto filtrare ieri da Palazzo Chigi, la norma originaria, che era stata introdotta dal governo Renzi, è stata ripristinata.
La modifica è arrivata con l'approvazione in commissione Bilancio di un emendamento del governo al decreto Aiuti bis che sopprime l'articolo che autorizza la deroga al tetto di 240mila euro lordi all'anno per gli stipendi dei dirigenti e manager pubblici.
"Come Iv e Azione abbiamo chiesto venisse ripristinato il tetto ai 240mila euro perché era una norma del governo Renzi, ed è una battaglia identitaria. E in commissione è stato votato il soppressivo sia del governo che dei partiti politici che lo avevano presentato. E immagino che l'Aula domani confermerà il voto che c'è già stato in commissione", ha sottolineato Maria Elena Boschi, capogruppo Iv alla Camera. Dopo il ritocco, che sarà approvato domani a Montecitorio, il decreto adesso dovrà fare un ulteriore passaggio in Senato per il via libera definitivo. L'altra possibilità per evitare il passaggio al Senato la prossima settimana, prospettata oggi da Palazzo Chigi, è quella di votare all'unanimità un ordine del giorno in cui si dispone la soppressione dell'articolo nel decreto Aiuti ter. La presidenza del Consiglio attende la decisione dei partiti per intervenire. La scadenza per la conversione in legge del dl Aiuti bis è fissata all'8 ottobre.
Sul superamento del tetto agli stipendi di super manager della Pa "noi siamo assolutamente contrari, oggi abbiamo detto che avremmo fatto una battaglia. Fortunatamente il problema si è risolto: ci sono state delle incomprensioni ma quando il problema è venuto fuori alla Camera l'abbiamo risolto. Non c'è più questa cosa", ha commentato il presidente della Camera Roberto Fico.