Torna il reato di blocco stradale, perché il pacchetto Sicurezza colpisce gli attivisti del clima
Chi blocca una strada, se fa parte di un gruppo di più persone che si è organizzato per farlo, potrà finire in carcere. Il pacchetto Sicurezza del governo Meloni, che consiste di diversi disegni di legge approvati dal Consiglio dei ministri ieri, non contiene solo norme contro le borseggiatrici (che di fatto porteranno a poter mettere in carcere donne incinte e con figli piccoli), contro i graffiti e a tutela degli agenti di polizia. Nel testo infatti c'è anche un provvedimento che riporta in vigore il reato di blocco stradale, che potrebbe colpire i manifestanti per il clima che bloccano la circolazione. Ma anche qualunque altro tipo di protesta che ferma una strada pubblica.
Al momento la legge prevede una multa per chi "impedisce la libera circolazione su strada ordinaria", bloccandola "con il proprio corpo": si può pagare da mille a quattromila euro, e la stessa punizione può toccare anche a chi ha organizzato o promosso la manifestazione. La norma era stata depenalizzata nel 1999, perciò non c'era nessuna possibilità di finire in carcere. Il governo Meloni, sulla scia di una proposta di legge depositata dalla Lega a fine ottobre, ha invece deciso di inasprire le pene.
Perciò bloccare la strada sarà un delitto, nel momento in cui la cosa "risulti particolarmente offensiva ed allarmante". Come si fa a stabilire se lo è? Sono degli indicatori sia "la presenza di più persone", sia "il fatto che sia stata promossa e organizzata preventivamente". La pena andrà da sei mesi a due anni di carcere, leggermente meno di quanto era previsto nella proposta leghista di poche settimane fa (che andava fino a tre anni).
Meloni ha scritto sui social che la misura è utile perché i blocchi stradali "si stanno moltiplicando e creano enormi disagi ai cittadini". Sembra evidente che l'obiettivo principale siano gli attivisti di organizzazioni come Ultima generazione, che per sensibilizzare sull'emergenza climatica hanno più volte bloccato la circolazione. Anche se va detto che, per come è formulata la legge, nulla sembra impedire che le pene si applichino a qualunque tipo di protesta che finisce per bloccare la circolazione in una strada.
Già in occasione della proposta leghista, le organizzazioni ambientaliste avevano reagito. In particolare Ultima generazione aveva commentato ad AdnKronos definendo il testo "paradossale" e "una repressione, l'ennesima, messa in moto contro di noi". La critica si era allargata a tutto il governo: "I nostri politici scelgono di reprimere in modo così duro alcuni atti, quando invece c'è un silenzio assordante su altre crisi. È chiaro che certe problematiche vengano ignorate per motivi specifici. Si prendono come capri espiatori dei ragazzi che stanno esercitando il loro diritto alla protesta".