Non ne avevamo davvero bisogno. Non ci serviva un'altra imprenditrice che ci raccontasse quanto sono scansafatiche i giovani che preferiscono stare sul divano a prendere il reddito di cittadinanza invece che lavorare. Che addirittura osano chiedere come vengono pagati gli straordinari durante un colloquio di lavoro. L'intervista del Corriere di Bergamo a Tiziana Fausti, titolare della boutique 10 Corso Como a Milano, è uscita direttamente dall'Ottocento. Tra le frasi sui "ragazzi con la testa rasata e la cresta, ma cosa gli vuoi dire?", o quelle sui jeans strappati e i top che sarebbero "segnali di disagio", non è mancata la lenzioncina sull'etica del lavoro.
"Vedo gente che pensa solo a chiedere e basta…Per forza non si trova personale nei ristoranti, lo Stato li mantiene a casa con la Naspi e il Reddito di cittadinanza. Così fai lavoretti, fai il dog sitter e lo stipendio te lo porti a casa lo stesso. Sperando che arrivi la fine del mondo e senza mai pensare al futuro". Ad affermazioni come questa basterebbe rispondere tirando fuori qualche dato sui contratti precari ai giovani, sugli stage non pagati, sullo sfruttamento e il lavoro nero che colpiscono sempre di più i giovani. Ma gli under 30 si sono anche stancati, dopo aver ricevuto decine e decine di porte in faccia da un mercato che non li ha saputi accogliere, di doversi pure giustificare perché non trovano lavoro.
L'imprenditrice, seppur sbagliando tutti i presupposti, ha toccato un punto fondamentale quando dice che i giovani balzano da un lavoretto a un altro aspettando "la fine del mondo senza pensare mai al futuro". Il problema è che i ventenni e i trentenni di oggi non si possono permettere di pensare al futuro, tanto questo è precario. E se chiedono di weekend liberi o di come vengono pagati gli straordinari è perché si sono finalmente resi conto che, nonostante il sistema spesso tenti di convincerli del contrario, i lavoratori, giovani o anziani che siano, hanno dei diritti nell'Italia del 2022.
Siamo entrati in un mercato del lavoro che ci chiedeva ritmi forsennati, sottopagandoci e sfruttandoci. Il tutto mentre una sfilza di imprenditori ci definiva scansafatiche e smidollati. E comunque, anche accettando paghe ridicole, facendo straordinari su straordinari, sacrificando il tempo libero e la sfera privata per il lavoro, spesso per un giovane d'oggi risulta ancora impossibile comprare casa o mettere su famiglia. Se oggi le nuove generazioni stanno mettendo in discussione il mercato del lavoro che quelle precedenti hanno creato, non è perché non hanno voglia di rimboccarsi le maniche. Ma forse perché questo ha fatto più danni che creato opportunità o garantito sicurezza economica. E allora va superato.