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The Family, la cartellina che farà cadere Bossi?

Ore caldissime prima del Consiglio federale della Lega che potrebbe concludersi con un decisione clamorosa: Bossi lascia il Carroccio. Alla luce degli ultimi elementi scoperti dagli investigatori, l’ipotesi è tutt’altro che remota.
A cura di Biagio Chiariello
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ore caldissime prima del consiglio della lega il senatur si dimette dopo il caso belsito

La grana padana di Belsito fa sbriciolare la Lega e il suo leader maximo ora dopo ora. Da quando carabinieri e Guardia di Finanza hanno messo piede nella sede principale del Carroccio a Milano, Bossi è entrato a proprio volta in un turbine dal quale potrebbe uscire nel pomeriggio al termine del congresso del Consiglio federale. Il senatùr ha già fatto sapere che nominerà un nuovo segretario amministrativo generale, cioè un nuovo tesoriere al posto del dimissionario Francesco Belsito. Un tema che tuttavia passa in secondo piano, rispetto a quelli previsti in agenda. Innanzitutto Bossi dovrà chiarire come intende muoversi dopo lo scandalo che ha colpito lui e la sua famiglia. Le dimissioni di colui che per 20 anni ha guidato uno dei partiti che ha fatto conoscere agli italiani (o meglio, ai padani) il populismo, non sembrano proprio un miraggio. Anche alla luce degli ultimi dettagli emersi dopo le perquisizioni della cassaforte di Belsito: tra i vari fascicoli e documenti sequestrati dagli inquirenti, è stata trovata anche una cartellina con l'intestazione "The family". I magistrati sospettano che tale documentazione dimostri la sottrazione di denaro (pubblico, in quanto derivante dai rimborsi elettorali per il partito) che l‘ex tesoriere avrebbe poi destinato a Bossi (e family).

Ma la cartellina The Family è solo uno degli elementi al vaglio dei pm. Ad attestare il coinvolgimento del leader leghista in questa sporca brutta storia ci sono anche le intercettazioni. Come quella in cui Belsito parla al telefono con la segretaria Nadia Dagrada, con quest'ultima che suggerisce al tesoriere come muoversi, facendo «tutte le copie dei documenti che dimostrano i pagamenti fatti a loro favore e di nascondere gli originali in una cassaforte». L'ipotesi, neanche troppo velata, è quella del ricatto. E infatti tra gli stralci di conversazione si legge un'affermazione molto significativa della Dagrada: «Bossi si cagherà sotto e non avrà il coraggio di rimuoverti». E se non fosse chiaro il suggerimento della leghista, a scacciare ogni dubbio ci pensa la telefonata avvenuta all'indomani della polemica sugli investimenti in Tanzania, che avevano innalzato un vero e proprio polverone dalle parti di Via Bellerio. Quei soldi – carte degli magistrtati alla mano- in realtà erano stati utilizzati per pagare viaggi, cene, alberghi, auto (si parla di una Porsche) e quant'altro ai The Bossi. La  Dagrada vuole farsi capire e vuole che Belsito sia chiaro a sua volta: «Papale papale glielo devi dire: ragazzi, forse non avete capito che, se io parlo, voi finite in manette o con i forconi appesi alla Lega».

Insomma, da Caso Belsito si passerebbe ad un vero e proprio Caso Bossi (o The Family). Le dimissioni potrebbero essere la soluzione (se fossimo stati all'estero, forse, sarebbe già accaduto dopo la "gentile visita" (cit. Matteo Salvini) iniziale dei carabinieri nella sede milanese). Del resto il futuro leader leghista, Roberto Maroni, è stato chiaro: «chi ha tradito la fiducia dei militanti deve essere cacciato, senza guardare in faccia a nessuno». E c'è chi come il sindaco di Verona, Flavio Tosi. parla già come se Bossi avesse abdicato: «Il senatùr dovrà comunque avere un ruolo all'interno della Lega, perché lui è la Lega». Ma gli elettori non ne sono più così convinti: «Il problema per la Lega – dice un sostenitore a Radio Padania – è Bossi e la sua famiglia». E a parte gli ultimi casi, Lina da Como fa notare anche un altro "problema": «Viviamo nella società della comunicazione purtroppo Bossi quando lo intervistano non si capisce niente oppure risponde con volgarità. Tra l'altro si circonda di personaggi come Rosy Mauro e Cota».

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