Tetto al contante sale a cinquemila euro, cosa cambia dal primo gennaio e come evitare le sanzioni
Dal primo gennaio, per l'ennesima volta, cambia il tetto al contante. Si tratta di una misura che negli ultimi trent'anni è stata rivista in continuazione, cambiando dieci volte a seconda delle fasi storiche, dei governi che si sono succeduti, delle richieste arrivate dalla Commissione europea e di tante altre variabili politiche e non solo. Quest'anno il tetto era fissato a duemila euro contanti spendibili in un'unica transazione. O meglio: 1.999,99 euro. Dal primo gennaio, però, per effetto della legge di Bilancio del governo Meloni il tetto sarà aumentato a cinquemila euro. Ovvero fino a 4.999,99 euro sarà possibile pagare cash senza incorrere in multe o sanzioni.
Cosa succede, quindi, a chi non rispetta la regola? Il chiarimento arriva ancora una volta dal ministero dell'Economia, che negli anni passati ha pubblicato delle Faq per spiegare a cosa va incontro chi sfora il tetto ai contanti nei pagamenti. Sono vietati, ovviamente, anche i pagamenti frazionati in contanti.
Se si supera il tetto al contante – anche nella nuova formulazione a cinquemila euro – entrambi i soggetti che hanno compiuto la transazione vengono sanzionati: sia chi dà il denaro sia chi lo riceve. Differente è il discorso del prelievo o del versamento in banca, poiché non si tratta di due soggetti diversi né di una transazione. Perciò si possono depositare più di cinquemila euro cash o ritirarli senza alcun problema. Ovviamente, però, i contanti non si possono spendere poi tutti insieme. Per evitare le sanzioni si possono effettuare anche pagamenti in parte con il denaro contante in parte con strumenti tracciabili come le carte.
Per quanto riguarda gli importi delle multe, invece, le sanzioni si aggirano intorno ai mille euro per i privati cittadini e tra i tremila e i quindicimila euro per i professionisti e aziende che non rispettano la regola.