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Terzo mandato, Zaia e De Luca non possono ricandidarsi: arriva la decisione della Consulta

La Corte Costituzionale ha bocciato la legge campana sul terzo mandato, accogliendo il ricorso del governo Meloni e confermando il limite dei due mandati consecutivi. La decisione, arrivata oggi, esclude una nuova candidatura per Vincenzo De Luca e chiude la porta anche a un eventuale ritorno di Luca Zaia in Veneto.
A cura di Francesca Moriero
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La Corte costituzionale si è espressa: la norma approvata dalla Regione Campania, che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato consecutivo, è contraria alla Costituzione. La decisione, arrivata oggi, chiude una partita che aveva inevitabili riflessi anche sul futuro politico di Luca Zaia in Veneto, dove si discute da tempo se il presidente possa restare in carica per altri cinque anni (si tratterebbe tecnicamente di un ‘quarto mandato').

La norma approvata dalla Regione Campania, impugnata dalla Presidenza del Consiglio, recepiva con forte ritardo il limite dei due mandati consecutivi previsto dalla legge nazionale n. 165 del 2004. In questo modo, di fatto, apriva la strada a una terza candidatura per De Luca, sostenendo che il conteggio dei mandati potesse iniziare solo dal momento dell'adozione della norma regionale; meccanismo già applicato in Veneto, dove la legge di recepimento era arrivata nel 2012, a metà del secondo mandato di Zaia, consentendogli così una terza elezione (quarta, tecnicamente).

Con la sentenza di oggi, la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittimo questo tipo di approccio, stabilendo che il limite dei due mandati vale a prescindere dal momento in cui la Regione decide di recepire la norma statale. Significa che, di conseguenza, De Luca non potrà ricandidarsi. E l'effetto è immediato anche in Veneto, dove ora risulta molto più difficile ipotizzare un'ulteriore candidatura di Zaia: il principio del limite viene infatti confermato come vincolante su tutto il territorio nazionale, senza possibilità di aggiramento attraverso leggi regionali.

La Consulta ha deciso sul terzo mandato: è incostituzionale

Con la sentenza di oggi, la Corte costituzionale ha accolto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio, bocciando la norma regionale e confermando la validità del limite dei due mandati consecutivi. Di fatto, la decisione esclude la possibilità per De Luca di candidarsi nuovamente alla guida della Campania, riportando il tema nell'alveo della legge nazionale. La pronuncia rafforza inoltre il principio secondo cui il vincolo dei mandati non può essere raggirato attraverso interventi legislativi ad hoc da parte delle singole Regioni.

Cosa cambia per Zaia e De Luca dopo la decisione della Consulta sul terzo mandato

La sentenza della Consulta chiarisce anche il meccanismo con cui i mandati devono essere calcolati, e proprio questo punto riguarda da vicino la situazione veneta. Luca Zaia, in carica dal 2010, è stato rieletto per tre volte, grazie al fatto che il Veneto ha recepito la legge nazionale del 2004 soltanto nel 2012, quando il suo secondo mandato era già iniziato. Questo gli ha permesso, secondo l'interpretazione adottata finora, di considerare il primo mandato "fuori conto".

Dopo la sentenza di oggi, si delineano due possibilità. Se i giudici avessero ritenuto che ogni Regione possa decidere in autonomia sul tema, allora anche il Veneto avrebbe potuto modificare la propria normativa e consentire a Zaia una nuova candidatura. Ma poiché la Corte ha riaffermato la centralità della legge nazionale e la sua applicazione vincolante, appare ora molto difficile sostenere che il governatore veneto possa correre per un quarto mandato. L'ultima ipotesi, considerata remota fin dall'inizio, era che la Consulta si dichiarasse non competente e demandasse la valutazione al giudice ordinario. Anche questa strada è stata esclusa.

La partita del terzo mandato sembra dunque chiusa per entrambi, e con essa anche le ambizioni dei presidenti uscenti di aggirare i limiti previsti per legge: e se Zaia, sembrerebbe ambire a un ruolo di governo, De Luca potrebbe ora puntare dritto alla segreteria del Partito Democratico.

Cosa prevedeva la norma sul terzo mandato impugnata dalla Presidenza del Consiglio

Al centro del giudizio c'era una norma varata dal Consiglio regionale della Campania a novembre 2023, che recepiva con ampio ritardo la legge nazionale n. 165 del 2004, quella che stabilisce il tetto di due mandati consecutivi per i presidenti di Regione. La legge regionale aveva l'effetto pratico di rimettere a zero il conteggio dei mandati di De Luca, consentendogli di ripresentarsi alle prossime elezioni. Un'interpretazione che l'esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha contestato, ritenendo che quella modifica fosse strumentale e contraria al principio di alternanza alla guida delle istituzioni, e ha quindi deciso di impugnare la legge davanti alla Consulta.

De Luca: "Tesi strampalata", Zaia: "Ipocrisia". Pd parla di "pagina nuova" in Campania

"Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell'ipocrisia. La sentenza, di natura tecnica, riguarda la Regione Campania", ha detto il presidente del Veneto Luca Zaia commentando la sentenza. "Senza entrare nel merito dei tecnicismi della legge campana, la Corte chiarisce che chi ha già ricoperto due mandati consecutivi non può candidarsi per un terzo. Si tratta, appunto, di un rilievo tecnico".

Sono arrivate reazioni sia dalla maggioranza che dall'opposizione. Per la maggior parte, il centrosinistra ha attaccato Zaia mentre il centrodestra ha attaccato De Luca (che da parte sua ha parlato di una "decisione strampalata"): "La Consulta ha posto fine ad un dibattito sul terzo mandato che si è protratto sin troppo. Non solo, ha ricordato con chiarezza a Vincenzo De Luca di essere un presidente di Regione e non un viceré e che la democrazia ha le sue regole", ha detto il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. Il coordinatore regionale di Forza Italia Fulvio Martusciello ha invitato "tutti i consiglieri di centro che hanno condiviso un percorso con De Luca e che da oggi possono sentirsi liberi di fare scelte diverse" al "dialogo". Il senatore veneto del Pd Andrea Martella, invece, ha dichiarato che la sentenza "mette la parola fine a un teatrino durato mesi e divenuto ormai stucchevole, animato da una maggioranza in crisi di identità e da un presidente che, dopo 15 anni consecutivi al governo del Veneto, ancora non pensa sia abbastanza. Come abbiamo detto da tempo, la lunga era di Zaia è finita".

Antonio Misiani, commissario del Pd in Campania, ha detto: "Ora abbiamo la responsabilità di aprire tutti insieme, anche con chi ha guidato la Regione in questi anni e con il partito campano, una pagina nuova, lavorando al progetto e alla coalizione di governo per la prossima legislatura, nella consapevolezza che quella campana sarà la sfida più importante della prossima tornata di elezioni regionali". L'obiettivo è costruire "una coalizione progressista che unisca tutte le forze politiche e civiche alternative alla destra".

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