Tensioni governo, Tajani bacchetta Meloni per la tassa su extraprofitti delle banche: “Va cambiata”
Che la norma per istituire una tassa sugli extraprofitti delle banche sarebbe stata un problema per il governo Meloni, è stato chiaro da subito. Da una parte, la protesta del mondo bancario è stata immediata ed è arrivato anche un momentaneo crollo in borsa. Dall'altra, mentre arrivava l'approvazione di FdI e Lega (e in parte anche di Pd e M5s), si sollevavano voci critiche non solo da Azione e Italia viva, ma anche dagli alleati di Forza Italia. E oggi proprio il leader di FI, Antonio Tajani, ha ribadito che d'ora in poi non sarà più accettabile escludere gli alleati dall'azione di governo.
La polemica sull'annuncio a sorpresa, Meloni: "Iniziativa mia"
Nei giorni successivi all'annuncio, il quadro è diventato più chiaro e le polemiche non si sono fermate. Giorgia Meloni ha confermato di aver deciso di sua iniziativa su questa tassa, consultando meno persone possibili (tra queste il ministro dell'Economia, il leghista Giorgetti) e tagliando fuori del tutto Forza Italia. Intanto, in seguito alle proteste è già arrivata una prima retromarcia: il tetto del prelievo sarà fissato allo 0,1% del totale dell'attivo delle banche. Ma Forza Italia ha già annunciato altri emendamenti per depotenziare ulteriormente la tassa, che nelle previsioni più ottimistiche della prima ora avrebbe dovuto portare tra i 2 e i 4 miliardi di euro nelle casse dello Stato l'anno prossimo.
Non solo, ma il segretario di Forza Italia Tajani – che è anche ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio – ha sottolineato in un'intervista al Messaggero: "La collaborazione, la consultazione preventiva su ogni aspetto della attività di governo sono il metodo necessario per rafforzare i nostri successi".
Cosa vuole fare Forza Italia per depotenziare la tassa sugli extraprofitti delle banche
Il tono di Tajani nell'intervista è stato diplomatico, ma ha sottolineato le distanze dalla linea di Meloni: "Capisco la premier ma non cambiamo idea. Abbiamo già definito una serie di emendamenti perché sul serio i cittadini possano continuare a beneficiare del sostegno del sistema creditizio".
Per il ministro, le modifiche da fare sono tre: "Innanzitutto chiediamo di escludere dalla tassazione quelle banche che non sono sotto il controllo della Bce. Sono i piccoli istituti. Sono le banche di prossimità. Quelle che raccolgono soprattutto al Centro-Sud i risparmi degli italiani e che sono più vicine alle esigenze di famiglie e imprese". Non è un caso che l'attenzione si sia rivolta proprio al Mezzogiorno dove Forza Italia ha il suo bacino di elettori più radicato.
In più, "ci impegneremo perché la tassazione sia fiscalmente deducibile", una modifica che renderebbe decisamente più bassi gli introiti per lo Stato, dato che le banche potrebbero recuperare parte dell'esborso sottraendolo alle altre tasse che devono versare. Infine, Forza Italia intende assicurarsi che, come promesso, la misura sia una tantum e non diventi strutturale, ha concluso Tajani. "A settembre chiederemo poi un tavolo specifico con i rappresentanti delle banche, perché il confronto è necessario".
Il leader di Forza Italia ha poi messo le mani avanti sottolineando che "un dibattito serio sui contenuti può solo rafforzare l’alleanza e non mette in crisi la coesione", e che "noi siamo alleati, ma ciascuno di noi ha la sua identità politica". Forza Italia "vuole continuare ad essere l’anima popolare della coalizione, il centro di gravità permanente dell’intesa". E tutto questo "non deve mettere assolutamente a repentaglio la stabilità della maggioranza di governo". Ma la linea da non superare resta: collaborazione e consultazione preventiva, su ogni aspetto delle attività di governo. Insomma, uno scherzo come quello sulle banche non deve ripetersi più.