Questa volta almeno vi è la certezza della data: giovedì, alla cabina di regia, i rappresentanti del Governo e della maggioranza che lo sostiene faranno il punto della situazione per ciò che riguarda i provvedimenti "urgenti" di cui ormai si discute da mesi. In effetti la sensazione è che si sia arrivati al punto di non ritorno, all'inevitabile momento delle decisioni, più o meno irrevocabili. E Saccomanni è chiamato a dare risposta su una serie di questioni di rilevanza enorme per il futuro di Governo e Paese. A cominciare dall'ormai sin troppo dibattuta questione Imu, sulla quale le posizioni sono ben note: per eliminare la tassazione sulla prima casa servono 2 miliardi adesso e 4 per il prossimo anno; il ministro dell'Economia continua a parlare di "rimodulazione" (scartando per il momento le ipotesi di un accorpamento con la Tares o di una supertassa sui villini); mentre il Popolo della Libertà è impegnato in un pressing continuo.
Una situazione cristallizzata, che potrebbe restare ancora così a lungo (con il via libera della cabina di regia). Già, perché come anticipa Repubblica, dalla cabina di regia potrebbe, stante lo stallo e l'impossibilità di trovare coperture immediate, uscire l'ennesimo rinvio. Un rinvio in autunno, "quando in sede di legge di stabilità, l'ex finanziaria, tutti i nodi verranno al pettine: Iva, Imu, Tares, ticket sanitari (11 miliardi in quattro), cassa integrazione in deroga (1,4 miliardi extra, le Regioni sono già ora a secco), cuneo fiscale, precari della pubblica amministrazione, piano lavoro per i giovani, dismissioni del patrimonio".
In effetti il punto è che le risorse necessarie potrebbero arrivare solo da ulteriori tagli alla spesa che, come ben sanno a via XX settembre, non generano risorse immediatamente disponibili. E una nuova spending review, stavolta non con tagli lineari, richiede in ogni caso tempo, non fosse altro per trovare la quadra all'interno dell'esecutivo. Certo, il rischio di arrivare ad ottobre con una serie di problemi irrisolti è davvero alto, ma Saccomanni spera anche in un miglioramento del quadro complessivo che magari potrebbe consentire un gettito fiscale maggiore o una minore spesa per gli interessi sul debito (legata in ogni caso allo spread). Il punto è capire se il "sistema Paese" può reggere fino ad allora.