Telefonata tra Letta e Alfano: il premier pronto a dimettersi?
Dopo aver stemperato le acque e riportato per qualche giorno il dibattito sui temi economici, Silvio Berluisconi sembra aver deciso di far saltare il banco. Come vi abbiamo raccontato, il Cavaliere ha praticamente imposto le dimissioni a tutti i parlamentari del Pdl se il 4 ottobre la giunta si esprimerà per il suo decadimento. Ma più che un'ipotesi si tratta di una certezza, poiché il Pd a tal proposito ha sempre mantenuto la barra dritta e promesso che non voterà la salvezza dell'ex premier, condannato in via definitiva per frode fiscale. Insomma, apparentemente non ci sono margini. L'accelerazione è avvenuta ieri, mentre Alfano rientrava dalla Val di Susa. Riporta il Corriere di una conversazione telefonica con Enrico Letta, che si trova negli Stati Uniti all'assemblea dell'Onu: quello con il presidente del consiglio sarebbe stato un commiato, anche perché sa bene che nel Pd presto gli chiederanno un gesto coraggioso, quello di "salvare l'onore" del partito: "Angelino, se scoppia il casino io mi dimetto anche ad qui", avrebbe detto Letta, in un estremo tentativo di raffreddare le acque. Operazione fallita, naturalmente: forse proprio per questo il premier ieri non si è espresso pubblicamente da New York, scegliendo di mantenere un profilo basso.
Insomma, sembra ormai tutto scritto. Berlusconi nella riunione di ieri avrebbe detto ai suoi: "Servono dimostrazioni di massa, dovete pacificamente portare la gente per le strade, nelle stazioni, negli aeroporti, per denunciare la perdita della democrazia". E ironia della sorte, spetterebbe proprio ad Alfano – ministro dell'interno – la gestione dell'ordine pubblico, non prima di dimettersi anch'egli come tutti gli altri titolari di dicasteri in quota Pdl. Quel che è certo è che non dovrebbero esserci spaccature: "Siamo un partito – dice Alfano – che non farà l'errore dei partiti della Prima Repubblica. Noi non ci divideremo, resteremo stretti attorno al nostro leader". Berlusconi esorta i suoi all'estremo sacrificio: "Abbiamo contro tutti. Siamo solo noi e dieci milioni di elettori". Le larghe intese hanno dunque le ore contate. Spetterà ancora a Napolitano districare la crisi e trovare soluzioni.