Telefonata fake dei comici russi, Pd a Meloni: “Venga in Parlamento, non bastano le dimissioni di Talò”
Il Partito Democratico è tornato sulla vicenda dei comici russi Vovane e Lexus, sullo scherzo che la premier ha subito a fine settembre, quando in una telefonata, credendo di parlare con un leader africano, si era trovata a discutere di politica internazionale, esprimendo opinioni su temi caldi, come l'Ucraina o l'immigrazione. Dalla telefonata fake erano emerse valutazioni differenti dalla linea ufficiale del governo.
La premier ha ha confessato per esempio che c'è "stanchezza" tra i Paesi occidentali in relazione al sostegno a Kiev. Subito dopo la diffusione dell'audio Palazzo Chigi si è affrettato a sottolineare come "nonostante le provocazioni" la premier abbia confermato nella telefonata "il pieno sostegno all'Ucraina" e le politiche italiane di contrasto all'immigrazione illegale. È la stessa linea poi sostenuta dal sottosegretario alla Presidenza con delega ai Servizi, Alfredo Mantovano, secondo cui "C'è stato un tentativo di farle fare qualche errore di comunicazione che invece non c'è stato perché Meloni dice in privato le stesse cose che dice in pubblico". Le cose però non stanno così, e le discrepanze tra le dichiarazioni ufficiali e il contenuto di quella telefonata sono state messe in evidenza da tutte le opposizioni, che ora pretendono le spiegazioni dalla premier in Parlamento.
La responsabilità della telefonata è ricaduta sul consigliere diplomatico Talò, che è stato costretto a rassegnare le dimissioni: "C’è stata superficialità nel mio ufficio diplomatico", ha ammesso Meloni in conferenza stampa. Il sottosegretario alla Presidenza con delega ai Servizi, Mantovano, anzi sostiene che Meloni non sia caduta nella trappola: "Il presidente del Consiglio l’aveva capito subito".
Questa mattina il Pd ha presentato un'interpellanza urgente al governo sul caso. "La presidente Giorgia Meloni deve rispondere in parlamento, non può più eludere la domanda che le rivolgiamo da settimane: se durante la telefonata c'è stata una preoccupazione da parte sua e ci sono stati ben 40 giorni prima che altre fonti esterne dessero la notizia di questa telefonata cosa è avvenuto nel frattempo? Che verifiche sono state effettuate e che esito, eventualmente, hanno dato? E prima della telefonata, se è vero che l'unione africana aveva avvisato del pericolo anche il Governo italiano, cosa è stato fatto?", ha detto il deputato Pd, Andrea Casu, nel corso dello svolgimento in Aula dell'interpellanza.
"Non possiamo accettare che siano fonti estere a superare così agevolmente i nostri filtri e poi a divulgare una simile conversazione. Che altri soggetti possano decidere in futuro quando far precipitare i titoli di borsa o quando farci scivolare in una crisi politica. Perchè se sono vere le dichiarazioni del sottosegretario Fazzolari l'attacco della propaganda russa in atto mette a rischio la tenuta delle nostre istituzioni e di questo dobbiamo confrontarci in Parlamento non attraverso agenzie di stampa. Se invece non è vero un simile argomento non può essere agitato solo per coprire e giustificare le azioni della Presidente", ha proseguito Casu.
"Il Pd vuole sapere cosa è successo in quei 40 giorni. Perché se sono state fatte tutte le verifiche del caso e hanno dato esito positivo, ci sono una serie di responsabilità che non possono essere scaricate su un singolo capro espiatorio. La nobiltà delle dimissioni di un singolo non può cancellare una catena imbarazzante di errori che coinvolgono certamente anche altri soggetti. E se invece le richieste della Presidente non hanno avuto risposta perché Giorgia Meloni non l'ha sollecitata? Quante altre verifiche su situazioni non chiare sono in corso?", ha aggiunto Casu.
"Sono quesiti che il parlamento ha il dovere di affrontare. E la presidente Meloni non può più sfuggire anche alla responsabilità politica sul contenuto di quello che ha detto riguardo la guerra per la difesa dell'Ucraina, i rapporti con la Francia e le altre valutazioni che hanno guadagnato le prime pagine della stampa internazionale. E riguardano anche un tema su cui evidentemente c'è una fragilità enorme del nostro sistema paese".
"Gli ultimi dati ci dicono che nell'ultimo anno quasi il 98% delle imprese italiane ha subito almeno un cyber attacco. I nostri dati sensibili e strategici sono a rischio. E se siamo così vulnerabili persino ai vertici delle istituzioni nazionali mentre grazie all'innovazione i nostri nemici hanno a disposizione strumenti sempre più efficaci per poter bucare i nostri già fragili sistemi difensivi, noi vogliamo sapere cosa sta facendo il governo per alzare la guardia degli investimenti, degli interventi, dei protocolli a difesa della sicurezza nazionale. Non possiamo accettare una risposta d'ufficio come quella fornita oggi dalla sottosegretaria Castiello che ha ripetuto in Aula quello che abbiamo già letto sui giornali. Ci deve essere una assunzione di responsabilità politica da parte della premier che però non sta avvenendo. La Presidente Giorgia Meloni continua a non risponderci e a fuggire da ogni occasione di confronto parlamentare, dal premier time che chiediamo da mesi insieme a tutte le opposizioni alle interpellanze in cui viene direttamente chiamata in causa come oggi. Da parte nostra continueremo a chiederle chiarezza", ha concluso Casu.