Tav, il Pd presenta una mozione di sfiducia contro Danilo Toninelli
Nella giornata in cui arriva un ricalcolo dell’analisi costi-benefici sulla Tav – con un saldo decisamente diverso dal primo – il Pd annuncia la presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli. A farlo sapere è la capogruppo dem in commissione Trasporti, Raffaella Paita. “Presenteremo una mozione di sfiducia per Toninelli che ha bloccato i cantieri in tutta Italia, ha preso in giro gli italiani e per essere stato di fatto commissariato”. La critica nei confronti di Toninelli nasce dall’ipotesi di una mini-tav, che sembra essere stata sposata da Conte. “Da questa vicenda – sottolinea Paita – emerge una sola certezza: Toninelli deve dimettersi. Adesso anche Conte la sconfessa. La mini Tav non esiste, è lo stesso progetto già approvato”.
La mozione di sfiducia verrà presentata sia alla Camera che al Senato. Il senatore dem, Salvatore Margiotta, spiega: “La linea irriducibile del no Tav a tutti i costi del ministro Toninelli sta subendo un drastico ridimensionamento. Anche la commissione costi/benefici costretta a rivedere i numeri si dimostra per quello che è: una pagliacciata propagandistica”. Interviene, a Rai News24, anche il candidato alla segreteria del Pd, Maurizio Martina: “Il ministro Toninelli prima va a casa e meglio è per il paese. È venuto il tempo di presentare una mozione di sfiducia a Toninelli dopo la farsa della relazione costi-benefici sulla Tav, dopo la giravolta di Conte che smentisce il suo ministro, dopo l'invenzione della mini Tav che non esiste ma è usata dalla Lega per prendere ancora in giro gli italiani”.
La nuova analisi costi-benefici
Molti giornali questa mattina hanno riportato gli elementi principali della nuova analisi costi-benefici, sviluppata tenendo in considerazione solo il fronte italiano. Si parla anche di mini Tav, come accennato dagli esponenti del Pd. I numeri della nuova analisi sono diversi, ora il saldo negativo sarebbe di circa 2,5 miliardi di euro. Ma vanno contate anche le eventuali penali da pagare in caso di rinuncia all’opera. E a quel punto il saldo potrebbe perfino diventare positivo. Il ministero delle Infrastrutture conferma che era stato lo stesso dicastero a chiedere nei giorni scorsi un supplemento dell’analisi costi-benefici riguardante solamente gli impatti per l’Italia: “Il risultato dell'analisi resta negativo, ma nello scenario di traffico realistico il dato scende da -7 miliardi di euro a -2,5 miliardi. Un danno per l'Italia (nell'arco di 60 anni) che va confrontato con i costi di uscita, quanto costerebbe all'Italia fermare l'opera: 1,6 miliardi di costi giuridici (calcolati dai giuristi del Mit, per penali e restituzione fondi), circa 350 milioni per messa in sicurezza delle gallerie già scavate, dunque poco meno di due miliardi in tutto. A cui andranno poi aggiunti i costi per adeguare la linea ferroviaria storica di fine ottocento, costi stimati in 1,4/1,7 miliardi. Almeno 3,3/3,4 miliardi in tutto”.
Mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sottolinea che non è stato lui a richiedere la nuova analisi, ma il Mit, anche Toninelli conferma la sua posizione: “Come M5s ribadisco profondamente il no alla Tav senza alcun pregiudizio. La Tav può anche servire, sono felice se dopo il 2070 servirà, ma io sono il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e mi sento responsabile se domani crolla un altro ponte e muore qualcuno, anche se giuridicamente non lo sono, perché avrei potuto impiegare le risorse della Tav per fare manutenzione a quella infrastruttura”.