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Tav, Gariglio (Pd) a Fanpage.it: “L’opera si farà di certo, ora serve l’ok sul contratto”

In Parlamento è arrivato in commissione il contratto per la sezione transfrontaliera della Tav. Come spiega a Fanpage.it il suo relatore, Davide Gariglio (Pd), si tratta di un accordo necessario e che non riguarda la realizzazione dell’opera, questione già chiusa: “Il contratto di programma è l’ultimo atto formale grosso. La Tav si sta facendo”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Se ne parla poco, ma la questione Tav in questi giorni torna in Parlamento. Non per decidere se l’opera verrà realizzata o meno, considerando che da questo punto di vista la partita sembra ormai chiusa. Ma per approvare il contratto per la sezione transfrontaliera dell’opera la discussione si sposta ora in Parlamento e in commissione Trasporti della Camera, dove il relatore dell’accordo è il deputato del Pd, Davide Gariglio. In un’intervista a Fanpage.it, Gariglio spiega perché questo contratto è necessario per colmare un vuoto e come si tratti dell’ultimo “grosso atto formale” sull’alta velocità Torino-Lione, perché l’opera, di fatto, “si sta facendo”. “Oggi – spiega il deputato dem – il tema non è fare la Tav o come si fa, queste sono cose già definite”.

Perché oggi è necessario approvare il contratto per la sezione transfrontaliera? Come si è arrivati all’attuale situazione?

Si è discusso molto di Tav ed è caduto anche il governo Conte I, con la mozione pro-Tav. Poi non se ne è più discusso, ma l’opera non è stata rallentata. Sono stati rallentati i lavori per la parte italiana, però l’opera è sempre andata avanti, i cantieri c’erano per la parte francese. Il problema è che sono andate avanti senza un contratto. Un contratto di programma, uno strumento che ha un iter contrattuale. Il contratto di programma mancava, manca, e quindi tutti i pagamenti dallo Stato alle Fs e a Telt e poi alle imprese sono avvenuti in assenza di un contratto. Ed era invece logico farlo. C’è uno schema di contratto che è stato presentato al Cipe, che l’ha approvato con delibera del marzo 2018. Poi è stato registrato dalla Corte dei Conti e pubblicato in Gazzetta ufficiale a maggio 2018. Poi ci doveva essere l’esame parlamentare, ma è arrivato solo adesso, dopo un anno e mezzo. Nel frattempo tutti i pagamenti sono avvenuti in via di fatto ma senza forza contrattuale. Mancava l’atto formale, anche per tutelare, non ci sono illegittimità ma serve un profilo formale che oggi non c’è. Era assolutamente doveroso, non è stato fatto.

Cosa prevede nello specifico il contratto?

Questo contratto di programma sistema il rapporto tra le parti, stabilisce quanto si deve pagare, con che modalità, i compiti di Telt e Fs, del ministero che deve monitorare, e in quest’atto ci sono anche gli stanziamenti relativi alle opere compensative che devono essere fatte sul territorio. È un’opera determinante. Oggi il tema non è fare la Tav o come si fa, sono cose già definite nell’ambito tecnico e negli incontri politici. Oggi si predispone uno schema contrattuale affinché i pagamenti siano a norme di legge, secondo certi principi. Sostanzialmente il contratto riguarda la parte italiana della sezione transfrontaliera, cioè il tunnel di base tra la Francia e l’Italia e il tunnel a due canne di 57 chilometri. Questa è la parte fatta in comune. Poi la società Telt fa la parte in comune sulla base di due contratti, uno con lo Stato italiano e uno con lo Stato francese. Questo contratto serve a dare una copertura a un’attività che non si è mai fermata. Istituisce vincoli, obblighi, relazioni, approfondimenti di gestione del contratto che è doveroso che ci siano.

Quali sono i costi per l’Italia?

Per quest’opera il costo reale della sezione transfrontaliera, se guardiamo i dati ufficiali del ministero delle Finanze, il massimo costo pensabile era 9,6 miliardi, di questi l’Ue è impegnato a pagarne il 40%, l’Italia deve pagare 3 miliardi 335 milioni e la Francia 2 miliardi 425 milioni. In questo modo formalizziamo un aspetto, è vero che c’è stato uno scontro ma il Parlamento ha messo un parere netto su questa opera.

Quale sarà l’iter ora?

Adesso c’è un passaggio parlamentare, con un parere di Camera e Senato che devono esprimere la propria valutazione non sull’opera Tav ma sullo schema di contratto entro il 25 dicembre, ma solo in commissione. Il contratto dura fino al 31 dicembre 2029 o, se slittassero i tempi, fino all’ultima azione per mettere in esercizio l’opera. Dopo il passaggio parlamentare c’è la sottoscrizione del contratto da parte di ministro, Fs e Telt. Poi il ministro fa un decreto ministeriale e la Corte dei conti lo registra.

Il Movimento 5 Stelle accetterà di sostenere questo contratto?

Con questo contratto non discutiamo dell’opera, regolamentiamo solo le certezze giuridiche dell’opera. Meglio creare le condizioni affinché ci sia massima trasparenza. C’è anche una ricaduta importante con le opere compensative per il territorio della val di Susa. Auspico che non ci siano problemi, non è un giudizio pro e contro l’opera, ma perché venga fatta in modo corretto. C’è una parte su cui ragionare che è competenza dello Stato italiano, gestita da Rfi. Cioè il collegamento tra la fine della sezione italo-francese con Torino, l’adeguamento della linea storica della Val di Susa e la penetrazione nel passante di Torino. Tutte queste opere valevano 4 miliardi e 327 milioni, poi nel 2017 il ministro Delrio fece una project review, decise di non fare passare la ferrovia sotto la montagna ma sulla via storica diventando così il costo di 1 miliardo e 700 milioni. Quest’opera va realizzata.

Questo sarà l’ultimo iter parlamentare sulla Tav? Si chiude definitivamente il capitolo dell’alta velocità?

Passeranno eventuali aggiornamenti di questo contratto di programma, passeranno le relazioni conoscitive sullo stato dell’opera, però come atto formale e deliberativo sì, che è poi un parere. È l’ultimo atto formale grosso. La Tav si sta facendo.

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