Tasse più alte per “cervelli in fuga” che tornano, italiani all’estero protestano: “Governo cambi idea”
Il governo Meloni ha deciso di ridurre il bonus fiscale per il "rientro dei cervelli", cioè per quei lavoratori che si stabiliscono in Italia dopo essere stati per un periodo all'estero. Non si è fatta attendere la protesta degli italiani all'estero, anche con i loro rappresentanti in Parlamento: Mario Borghese, senatore e vicepresidente del Maie (Movimento associativo italiani all'estero) ha chiesto che l'esecutivo migliori la norma.
Nonostante il caos sulle bozze, fatte circolare in questi giorni e poi sconfessate dalla stessa maggioranza, su questo intervento si può essere piuttosto certi: è stato annunciato in conferenza stampa, spiegato dal governo stesso e ieri il ministro Giorgetti ha confermato la misura, dicendo che sarà ridotta perché "dei 24.450 rimpatriati" in Italia lo scorso anno, "i ricercatori e docenti sono 1.800, gli altri sono manager o semplicemente persone che hanno sfruttato un'agevolazione" che costa allo Stato "1,3 miliardi di euro annui".
Per Borghese, però, la riforma "desta perplessità e preoccupazione". Modificare le agevolazioni fiscali "in senso peggiorativo" a partire dal 2024 è una possibilità che "sta allarmando i tanti interessati". Ci sono anche casi di persone che hanno già iniziato le pratiche per il trasferimento, oppure si sono già trasferite ma lo hanno fatto dopo il 30 giugno e per questo avranno la residenza fiscale in Italia solo dall'anno prossimo. Per loro, l'Irpef sarà decisamente più alta di quanto avessero preventivato. Perciò Borghese ha affermato: "Come parlamentare eletto all'estero sono perplesso ed auspico vivamente che il governo, prima dell'approvazione definitiva, provveda a trovare una soluzione migliorativa all'attuale testo".
In sostanza, la riforma prevede questo: oggi se un lavoratore vive fuori dall'Italia da due anni, ma decide di spostarsi nel nostro Paese e si impegna a rimanerci per almeno due anni e a lavorare soprattutto in Italia, per cinque anni ha uno sconto del 70% sull'Irpef da pagare; lo sconto sale al 90% per chi si trasferisce al Sud; invece il governo Meloni intende ridurre lo sconto al 50%, e solo per i redditi fino a 600mila euro all'anno.
In più, per poter ricevere il bonus bisognerebbe vivere fuori dall'Italia da almeno tre anni e impegnarsi a restarci per almeno cinque anni. C'è un'ulteriore limitazione: potrà approfittare dell'esenzione solo chi ha un nuovo rapporto di lavoro. Ovvero, chi si trasferisce in Italia ma continua a lavorare per la stessa azienda, o con un'azienda dello stesso gruppo, non avrà nessuno sconto.
Stando al primo annuncio del governo la riforma non si applica agli sportivi (che hanno uno sconto del 50% se si trasferiscono in Italia e versano lo 0,5% del loro reddito imponibile per potenziare i settori giovanili) e anche per docenti e ricercatori (che hanno una riduzione al 90%). Tuttavia, il ministro Giorgetti ha detto che il governo è intervenuto anche perché c'erano una serie di storture, come "il caso del rientro dei cervelli calciatori", che ha un effetto "distruttivo nei confronti del vivaio" dato che "i calciatori italiani trovano una concorrenza perché chi arriva da fuori costa esattamente la metà". Perciò è possibile che anche per gli sportivi arrivino delle novità.