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Tasse, il governo Meloni dà il via libera alla flat tax per gli evasori nel concordato preventivo

Il concordato preventivo biennale, pensato dal governo Meloni soprattutto per fare cassa spingendo chi non dichiara tutte le proprie entrate a pagare di più per evitare i controlli del Fisco, si è arricchito con una nuova misura: una flat tax dal 10% al 15% su parte del reddito concordato, che porterà a versare ancora meno.
A cura di Luca Pons
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Alla fine è arrivata, anche se con un intervento passato sotto traccia, l'ultima modifica del governo Meloni al concordato preventivo biennale. La misura, nata per aiutare le partite Iva che pensano di aumentare i loro guadagni nei prossimi anni, è diventata sempre di più uno strumento per convincere chi evade il Fisco a versare almeno una parte del dovuto e mettersi in regola. L'ultimo Consiglio dei ministri, approvando in esame definitivo un decreto correttivo sul concordato, ha aggiunto delle regole che lo rendono ancora più ‘attraente', con condizioni più vantaggiose per chi in passato non è stato un contribuente affidabile. Viene aggiunta una flat tax tra il 10% e il 15% che si pagherà sulla differenza tra il reddito concordato con l'Agenzia delle Entrate per il 2024 e quello dichiarato nel 2023.

Come funziona il concordato biennale preventivo

In generale, il concordato preventivo biennale prevede che il Fisco offra un accordo a ciascun contribuente che può aderire (le partite Iva che usano le pagelle Isa e i forfettari, ma questi ultimi per un solo anno invece di due): dichiarare un certo livello di reddito nel 2024 e nel 2025, pagare le imposte che ne derivano – a prescindere dal proprio reddito effettivo – e in cambio evitare la maggior parte dei controlli. Si tratta di un'offerta che, semplificando, può interessare soprattutto due categorie: chi è in regola con il Fisco, ma pensa che nei prossimi due anni potrà avere un importante aumento delle entrate, e quindi può guadagnarci fissando adesso quante tasse dovrà pagare; e chi invece è poco affidabile, ha un interesse a evitare controlli delle Entrate per due anni ed è disposto a pagare per riuscirci.

Inizialmente, il concordato doveva essere accessibile solamente a quelle partite Iva con un punteggio Isa (di affidabilità fiscale) superiore a otto su dieci. Ma il governo aveva deciso di cambiare questa regola, aprendo le porte a tutti. Da allora è diventata chiara l'intenzione di coinvolgere soprattutto chi normalmente dichiara meno del dovuto, spingendolo ad accettare di versare di più (così che lo Stato possa fare cassa) e offrendo in cambio uno stop dei controlli. La flat tax introdotta dal Consiglio dei ministri di ieri – senza una conferenza di presentazione e con un comunicato stampa molto scarno – va incontro alle richieste dei commercialisti e non solo, per rendere la misura ancora più attraente.

Cosa cambia con la nuova flat tax

Uno dei problemi, infatti, è che per chi una un punteggio Isa basso – soprattutto sotto il sei – l'Agenzia delle Entrate propone di concordare un reddito decisamente più alto di quello dichiarato negli ultimi anni. Proprio perché il contribuente è ritenuto inaffidabile, si presume che ci sia una parte di guadagni che non è stata rivelata al Fisco. Così, chi aderisce al concordato deve pagare molto di più degli scorsi anni. Qui entra in gioco la flat tax: sulla differenza tra il reddito concordato e quello dichiarato nel 2025, chi ha un punteggio Isa sopra l'otto potrà scegliere di pagare pagare solo il 10% di tasse, chi ha tra il sei e l'otto potrà pagare il 12% e chi meno di sei potrà pagare il 15%.

In più, chi decide di usare il concordato potrà arrivare gradualmente ad avere un punteggio Isa pari a dieci, così che negli anni successivi – se la misura venisse riproposta – dovrà pagare molto meno. Ancora, il reddito proposto per il primo anno, cioè il 2024, sarà dimezzato, in modo da incentivare ancora di più l'adesione di chi si ritroverebbe a versare molto più che in precedenza.

La scadenza per aderire al concordato preventivo biennale è fissata al 31 ottobre 2024, quindi ora che il governo Meloni ha fissato tutti i paletti e le agevolazioni possibili la palla passa ai commercialisti, che assistono le partite Iva coinvolte. Dopo l'estate, molti valuteranno se la misura sia diventata abbastanza conveniente o no. Ieri il Consiglio nazionale dei commercialisti ha diffuso una nota di apprezzamento per l'intervento del governo, riconoscendo che molte delle sue proposte sono state accettate. In base a quanti aderiranno, e verseranno poi l'acconto entro il 30 novembre, il governo saprà anche quanti soldi ‘extra' avrà a disposizione per la sua manovra di fine anno.

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