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Tasse, cambiano le scadenze del concordato preventivo: quando arriva il decreto con le novità

Il concordato biennale preventivo verrà sperimentato quest’anno per la prima volta. Con un decreto atteso a breve in Consiglio dei ministri, il governo Meloni farà slittare la data per accettare fino al 31 ottobre 2024. Chi aderisce eviterà controlli del Fisco per due anni.
A cura di Luca Pons
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Il concordato preventivo biennale sarà disponibile tra pochi giorni – il software sarà reso pubblico entro il 15 giugno – e ci sarà più tempo per accettarlo: fino la 31 ottobre 2024, invece della attuale scadenza fissata al 15 ottobre. È una delle novità introdotte con un nuovo decreto, che dovrebbe arrivare davanti al Consiglio dei ministri il 20 giugno. Lo si attendeva già questa settimana, nel Cdm successivo alle elezioni europee, ma il testo è slittato. Si stabilisce anche, con la stessa norma, l'importo dell'acconto di novembre.

Il decreto era già stato anticipato nelle scorse settimane, e per il momento sembra che non sia stata inclusa l'aliquota piatta – ovvero la flat tax – per chi aderisce al concordato. Bisognerà, in ogni caso, aspettare di leggere il testo definitivo per conoscere i dettagli. Il concordato preventivo è rivolto alle imprese, alle partite Iva a cui si applicano le ‘pagelle' Isa (Indici sintetici di affidabilità), a prescindere dal loro ‘voto', e anche ai forfettari. Per questi ultimi, però, ci sono alcune differenze: la principale è che la proposta del Fisco sarà valida solo per un anno, mentre per gli altri (come suggerisce il nome della misura) sarà biennale. In più, chi aderisce al forfettario per la prima volta quest'anno non potrà utilizzare il nuovo meccanismo.

Sostanzialmente, il concordato consiste in una proposta fatta dall'Agenzia delle Entrate ai contribuenti interessati: pagare una certa quantità fissa di imposte, calcolata sulla base di quanto dichiarato dalla partita Iva e degli altri dati presenti nelle banche pubbliche. Probabilmente la proposta sarà più alta di quanto si è pagato negli anni scorsi (soprattutto per chi probabilmente in passato ha dichiarato meno del suo reddito effettivo), e la ricompensa per chi accetta sarà la possibilità di evitare controlli per due anni. In particolare, chi entra nel regime di concordato non può essere sottoposto ad accertamenti sul reddito d'impresa, di lavoro autonomo o ai fini Irap, basati su presunzioni semplici, e i tempi di scadenza per gli accertamenti si abbrevieranno. Scatteranno anche tutti i premi Isa, ad esempio non ci sarà più l'obbligo di visto di conformità per le compensazioni Iva fino a 50mila euro.

Il decreto atteso la prossima settimana sposterà la scadenza entro cui si potrà accedere al concordato: due settimane in più, termine ultimo il 31 ottobre 2024 invece del 15 ottobre. Questa è la data entro la quale bisognerà comunicare definitivamente all'Agenzia delle Entrate se si intende aderire o meno nei termini proposti dal Fisco, quindi pagando la somma proposta. Come detto, il programma per elaborare questa proposta dovrebbe essere reso disponibile entro il 15 giugno, mentre nei prossimi anni, quando la novità sarà entrata a regime, verrà messo a disposizione entro il 15 aprile (anche in questo caso il decreto slitta la data di 15 giorni, poiché prima si parlava del 1° aprile).

Infine, il decreto – almeno secondo quanto risulta dalla bozza, che potrebbe cambiare – stabilisce l'importo dell'acconto da versare a novembre. Si prevede, infatti, che per l'imposta sostitutiva dell'Irpef si applicherà una maggiorazione che varrà il 15% della differenza tra il reddito concordato con il Fisco e quello dichiarato lo scorso anno. Insomma, pagherà di più chi – secondo il Fisco – ha avuto un reddito ben più alto quest'anno (che sia perché non aveva dichiarato tutto negli anni precedenti o per qualunque altro motivo). Per quanto riguarda l'Irap, questa maggiorazione sarà solo del 3%.

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