Tassa sulle vincite al gioco: come funzionerà il nuovo sistema progressivo
La fortuna è cieca, ma il fisco ci vede benissimo. O meglio, considerando gli ultimi dati Istat che stimano che il 12% del Pil provenga dall'economia sommersa possiamo dire che anche il fisco non goda di un'ottima vista, ma dal prossimo 1 maggio sicuramente osserverà con più attenzione le vincite degli italiani. Gratta e vinci, Videolottery e Giochi numerici a totalizzatore nazionale (quelli con cui si tenta la sorte scegliendo una sequenza di numeri) saranno sottoposti a un nuovo sistema di tasse. Attualmente la "tassa della fortuna", ovvero la quota di vincita che viene trasferita all'Erario, è del 12% ed è uguale per ogni premio superiore ai 500 euro. Dal 1 maggio con il decreto fiscale collegato alla manovra questa "flat tax" del 12% verrà abbandonata trasformandosi in un prelievo progressivo: vinci di più? paghi di più. Sarà questo il meccanismo.
Come sarà il nuovo sistema fiscale
Non è prevista nessuna tassa sulle vincite fino ai 500 euro. Oltre questa cifra scatterà un sistema a scaglioni. Per le vincite fino ai 1.000 euro il fisco preleverà il 15%, una percentuale che sale al 18% per le vincite dai 1.000 ai 10 mila euro, e al 21% per la fascia tra i 10 mila e i 50 mila euro. Per i pochi fortunati che riusciranno a vincere tra i 50mila euro e i 10 milioni di euro è invece prevista una tassa del 23%, forse la più fastidiosa se consideriamo che si pagherà la stessa percentuale per due somme potenzialmente molto diverse. Per i pochissimi che supereranno i 10 milioni poi, ci sarà la tassa più alta: il 25%, un quarto della vincita. Ma forse per questi super fortunati la gioia della vincita sarà di gran lunga superiore del fastidio di una tassa.
Non ci sarà la tassa sulle micro-vincite
Come già accennato in precedenza, la tassa sulle micro-vincite, gli importi sotto i 500 euro, non verrà introdotta. In questo caso l'Erario avrebbe incassato piccole quote, ma da milioni e milioni di vincite dei cittadini, essendo questi premi i più comuni. Ogni anno nel nostro Paese vengono raccolti attraverso il gioco quasi 100 miliardi di euro. I soldi che però escono realmente dalle tasche degli italiani e che rappresentano la spesa effettiva, sono solo 20 miliardi circa. Questo è possibile perché circa 80 miliardi vengono rigiocati, provenendo da vincite. Si tratta di soldi che rimangono nel sistema. Ad esempio, dopo una vincita di cinque euro al Gratta & Vinci il giocatore potrebbe decidere di rigiocarla con il risultato che a fronte di dieci euro giocati il cittadino in realtà ne avrebbe spesi solo cinque.
Per via di questo sistema una tassa sugli importi inferiori ai 500 euro avrebbe potuto creare dei danni all'economia del Gioco. A fronte di un'imposta del 12% ad esempio, il giocatore dopo una vincita di 5 euro ne avrebbe incassati 4,4. A questo punto per comprare un altro tagliando da 5 euro un italiano avrebbe dovuto tirare fuori altri 60 centesimi, un gesto macchinoso, a cui probabilmente avrebbe preferito incassare la vincita dei 4,4 euro.