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Tassa patrimoniale contro la crisi climatica e un nuovo Reddito di formazione: la proposta di Avs

Nella proposta di legge quadro sul clima di Alleanza Verdi-Sinistra, da una parte c’è un Piano organico per le politiche ambientali ed economiche, che vuole abbassare le tasse sui redditi per i settori green, e aiutare le famiglie e le imprese nella transizione ecologica. Dall’altra, una patrimoniale e una tassa straordinaria per banche e altre aziende che hanno avuto extraprofitti negli ultimi due anni.
A cura di Luca Pons
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Un reddito di formazione da 1.200 euro al mese per due anni a giovani e disoccupati, da finanziare anche con una tassa patrimoniale a chi ha più di 20 milioni di euro e una tassa sugli extraprofitti per banche, assicurazioni, aziende farmaceutiche, petrolifere e dell'energia. E poi ancora una forte riduzione delle emissioni di CO2, la cancellazione dei sussidi fiscali dannosi per l'ambiente e la nascita di un Piano per programmare le politiche climatiche dell'Italia L'Alleanza Verdi-Sinistra ha presentato oggi il suo disegno di legge quadro sul clima in Italia.

L'obiettivo del ddl è riconoscere il cambiamento climatico come una "minaccia alla sicurezza e alla salute umana", si legge, ma anche alla "sicurezza alimentare" e alla "tutela dei diritti umani". Per questo si vuole raggiungere la decarbonizzazione (tagliando entro il 2030 il 60% delle emissioni rispetto al 1990, e il 90% entro il 2040), eliminare le fonti fossili e puntare sulle energie rinnovabili. Ma anche sulla mobilità, con un "biglietto climatico" da 9 euro al mese per i trasporti pubblici regionali e con il divieto di usare jet privati (a meno che non siano a emissioni zero) dal 2030.

Patrimoniale agli ultra ricchi e tassa sugli extraprofitti per sostenere le famiglie

Tra le proposte più ambiziose c'è quella di un Fondo sociale per il clima. Questo avrebbe lo scopo di "sostenere i redditi più fragili" sui costi legati alla transizione ecologica, come la transizione ecologica e le spese per la mobilità, e anche le imprese che dovrebbero riconvertirsi per seguire i criteri green. Il Fondo sarebbe finanziato non solo con le risorse europee e statali che hanno già questo scopo, ma anche con due tasse ad hoc.

Si parla, formalmente, di due "contributi". Il primo sarebbe in vigore ogni anno fino al 2030, ed è nei fatti una tassa patrimoniale. A pagarla sarebbero gli ultra ricchi: chi ha più di 20 milioni di euro tra attività mobiliari e immobiliari, sia in Italia che all'estero. Si pagherebbe lo 0,5% per un patrimonio dai 20 ai 100 milioni di euro, l'1% tra i 100 milioni e un miliardo di euro, e il 2% oltre il miliardo di euro.

In più, un altro "contributo straordinario" è previsto per il 2023 e il 2024. Questa imposta sugli extraprofitti è rivolta a un'ampia serie di aziende: banche, assicurazioni, imprese del settore chimico e farmaceutico, le aziende che producono ed estraggono idrocarburi, quelle che vengono energia elettrica e gas e le aziende petrolifere. Il contributo sarebbe pari a tutti i guadagni ‘in più' fatti nel 2021 e 2022, rispetto al biennio precedente.

Dall'altra parte, sempre in ambito di fisco, verrebbero tagliati tutti i sussidi dannosi per l'ambiente. Con una riforma fiscale, si prevede di ridurre le imposte sui redditi, in particolare per il lavoro generato dalla green economy. Si cambierebbero le accise sui carburanti e sull'elettricità, per investire sulla riconversione industriale. In più, aumenterebbero i sussidi all'efficienza energetica e alle fonti rinnovabili.

Il reddito di formazione da 1.200 euro al mese per due anni

Altre misure riguardano in modo più ampio la programmazione delle politiche contro la crisi climatica. Nascerebbe, ad esempio, un Osservatorio scientifico per il clima, composto da venti scienziati esperti di ambiente, economica, politica industriale, transizione energetica e gli altri settori rilevanti. Questo dovrebbe elaborare il Piano di azione per il clima, un piano di cinque anni che coordinerebbe tutte le politiche ambientali, economiche e industriali dell'Italia. Dentro ci sarebbero anche i livelli massimi di emissioni inquinanti per ciascun settore, da non superare.

Nascerebbe poi il cosiddetto "reddito di formazione e avviamento al lavoro". Questo sarebbe rivolto ai giovani che cercano la prima occupazione, ma anche ai lavoratori inoccupati che devono essere ricollocati. Per permettere l'inserimento di queste persone in settori legati alla transizione ecologica ed energetica, alla tutela del suolo o all'innovazione tecnologica, gli verrebbe erogato un reddito: al massimo 1.200 euro al mese, per un periodo massimo di 24 mesi. Anche questo sarebbe finanziato, almeno in parte, dal Fondo sociale per il clima.

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