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Tarantini condannato a 2 anni e 10 mesi: reclutava escort per gli eventi di Berlusconi

La Corte di Cassazione ha respinto i ricorsi presentati per la condanna di Gianpaolo Tarantini, che in appello era già stata ridotta a 2 anni e 10 mesi. L’imprenditore pugliese è ritenuto responsabile di reclutamento della prostituzione per aver portato, tra il 2008 e il 2009, delle escort nelle residenze di Silvio Berlusconi. La Corte ha anche ritenuto inammissibile la richiesta risarcitoria di Patrizia D’Addario.
A cura di Giuseppe Pastore
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L'imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini, è stato definitivamente condannato a 2 anni e 10 mesi di carcere nel processo escort per reclutamento della prostituzione. La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti respinto i due ricorsi presentati dalla Procura di Bari e dagli avvocati di Tarantini, Nicola Quaranta e Vittorio Manes, contro la sentenza della Corte d'Appello che aveva condannato l'imprenditore. La decisione dei giudici deriva dal giro di escort che Gianpaolo Tarantini avrebbe messo su tra il 2008 e il 2009, portando ventiquattro ragazze nelle residenze dell'allora Presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi, a Palazzo Grazioli a Roma e ad Arcore. Sin dall'inizio, la tesi portata avanti dall'accusa è stata che Tarantini volesse ottenere favori da Berlusconi, ingraziandosi il leader di Forza Italia. La Cassazione, inoltre, ha anche dichiarato inammissibile il ricorso presentato da Patrizia D'Addario che, costituendosi parte civile nel processo, aveva chiesto un risarcimento del danno ai giudici. D'Addario, come le altre donne finite nella rete di escort messa su da Tarantini, secondo i giudici non avrebbe subìto alcun pregiudizio, scegliendo autonomamente di partecipare agli incontri organizzati.

Il processo per il giro di escort

Nel 2015, la sentenza di primo grado aveva condannato Gianpaolo Tarantini a 7 anni e 10 mesi. In secondo grado, invece, la condanna era stata ridotta ai 2 anni e 10 mesi e ad una multa di 1.500 euro, oggi confermata dalla Cassazione, a seguito della prescrizione di 14 delle 24 imputazioni contestate all'imprenditore pugliese. A settembre dello scorso anno, infatti, la Corte di Appello di Bari aveva ribadito la responsabilità penale per i restanti dieci episodi di reclutamento. Allo stesso modo, la Corte aveva confermato anche la condanna di primo grado a 1 anno e 4 mesi di reclusione per Sabina Began che, per il suo ruolo negli incontri organizzati nelle residenze di Berlusconi, era stata ribattezzata con il nome di "ape regina". In secondo grado, inoltre, era stato assolto il pr milanese Peter Faraone.

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