TAP, parlamentari M5s e il suo stesso ministero smentiscono Di Maio: “Non ci sono penali”
La decisione del governo Conte di confermare il via libera al cantiere per la costruzione del gasdotto TAP ha sollevato polemiche e contestazioni, in particolare tra l’elettorato del Movimento 5 Stelle. Come vi abbiamo raccontato, infatti, proprio sul no al gasdotto i 5 Stelle avevano costruito una parte rilevante della campagna elettorale nei comuni pugliesi interessati e più volte esponenti di primo piano del Movimento avevano assicurato che avrebbero fatto di tutto per bloccare l’opera. Alessandro Di Battista, in una affollata manifestazione elettorale, aveva garantito che un governo 5 Stelle avrebbe bloccato i cantieri “in due settimane”.
In queste ore, però, la polemica politica verte in particolare sulle dichiarazioni del ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, che ha giustificato il via libera al completamento della TAP con l’esistenza di “penali da 20 miliardi di euro”, che sarebbero contenute in carte, la cui disponibilità è riuscito a ottenere solo da ministro. Una linea duramente criticata non solo dall’opposizione (il predecessore di Di Maio al MISE, Carlo Calenda, ha spiegato in un video le lacune della ricostruzione del vicepresidente del Consiglio), ma anche dai comitati NO TAP e da alcuni parlamentari del M5s. I senatori Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis e la deputata Sara Cunial, tutti eletti in Salento, hanno sottolineato alcuni passaggi: “Non ci possono essere penali, semplicemente perché non esiste alcun contratto tra Stato e Tap. Non ci possono nemmeno essere costi a carico dello Stato, semplicemente perché, non essendovi ad oggi il rispetto delle prescrizioni da parte di Tap, non vi può essere responsabilità dello Stato”.
Falso anche che ci sia stata una qualche secretazione degli atti, come dimostrato da un documento recuperato dal Corriere Salentino, che evidenzia come proprio una parlamentare del Movimento 5 Stelle, Daniela Donno, avesse fatto richiesta di accesso agli atti, ricevendo risposta positiva proprio dal ministero.
Le penali di 20 miliardi in caso di stop alla TAP
Anche sulle penali, non ci sono elementi oggettivi per sostenere la tesi di Luigi Di Maio. La conferma, come riporta Il Sole 24 Ore, arriva proprio dal ministero dello Sviluppo Economico, che, in una nota diramata a settembre di quest’anno (qui il documento), conferma l’inesistenza di penali e spiega che, poiché non ci sono investimenti pubblici a sostegno dell’opera, un eventuale stop causerebbe anni a privati, con conseguente possibilità di “richieste di rimborso degli investimenti effettuati nonché dei danni economici connessi alle mancate forniture”. Insomma, nessuna penale predeterminata, ma eventuali danni, che sarebbe stato un giudice a quantificare, nel caso di richieste di rimborso dei privati interessati dalla costruzione della TAP.