Tamponi fai da te in Emilia-Romagna, Donini a Fanpage.it: “Autotesting abbatte circolazione virus”
Da oggi in Emilia-Romagna parte la sperimentazione dell'autotesting per inizio e fine isolamento, che permetterà ai cittadini asintomatici, che hanno già effettuato la terza dose di vaccino anti Covid, di fare un test fai da te presso il proprio domicilio, e comunicare autonomamente l'accertata positività su una piattaforma online. In pratica basterà caricare l'esito del tampone rapido antigenico sul Fascicolo sanitario elettronico (Fse) per far scattare l'isolamento. Da quel momento inizierà il calcolo dei 7 giorni, al termine dei quali bisognerà fare un altro tampone di verifica. Nel caso in cui quest'ultimo attesti la negatività si può registrare il dato sul Fse, ottenendo così entro 24 ore la certificazione di fine isolamento.
La nuova modalità è pensata per snellire le procedure burocratiche e alleggerire il carico il lavoro delle farmacie che effettuano tamponi. La Regione guidata da Stefano Bonaccini è la prima in Italia a utilizzare questo sistema, e sebbene ci siano perplessità da parte di alcuni esperti, se l'esperimento dovesse funzionare non è escluso che il governo nei prossimi mesi possa introdurre il test fai da te a livello nazionale. Abbiamo chiesto all'assessore alla Sanità della Regione, Raffaele Donini, di rispondere ad alcuni dei dubbi sollevati in questi giorni sul nuovo servizio, che presto potrebbe includere anche altre categorie di persone, oltre gli immunizzati che hanno già ricevuto la dose booster. Altre Regioni si sono mostrate interessate al modello, e secondo l'assessore il governo potrebbe prenderlo in considerazione a livello nazionale.
Oggi è partita la sperimentazione per l’autotesting, solo per vaccinati con 3 dosi, asintomatici. Lei ha definito questo sistema “un'alleanza” tra cittadini e sanità pubblica. Ma è opportuno fidarsi quando si tratta della salute di tutta la comunità? Non è rischioso che un cittadino posso autovalutarsi?
L’unico vero rischio è non vaccinarsi. Stando agli ultimi dati della nostra Agenzia Sanitaria Regionale i non vaccinati, rispetto a chi ha ricevuto la dose booster, rischiano 3 volte di più di contagiarsi, 21 volte di più di essere ricoverati e 36 volte di più sia di essere ricoverati in terapia che di morire. L’autotesting è una misura per abbattere il più possibile la circolazione virale e ridurre burocrazia e tempi di attesa per i cittadini. L’alleanza con i cittadini si basa proprio su un patto di fiducia, e noi crediamo che sia una fiducia ben riposta.
E per quanto riguarda l’attendibilità del test? Lo stesso sottosegretario alla Salute Sileri ha detto che Il test antigenitco è “tempo dipendente, operatore dipendente e anche virus dipendente”. Avete messo in conto i rischi dei falsi negativi?
In un contesto di altissima diffusione del virus, come quello che stiamo attraversando, i dati ci dicono che la positività al tampone antigenico garantisce un fattore predittivo affidabile. L’utilizzo con molta frequenza di questa tipologia di test punta a tenere sotto controllo la circolazione virale. Quanto alle modalità, i cittadini hanno ormai una certa familiarità con i tamponi fatti in autonomia, sia nelle farmacie sia in casa, non è quindi un elemento in grado di vanificare l’autotesting, su cui puntiamo invece con determinazione. In ogni caso, come già dichiarato nel corso della conferenza stampa di presentazione della sperimentazione, se ci saranno problemi saremo anche pronti a ritirare i test.
Il virologo Fabrizio Pregliasco, ha detto che si tratta di un esperimento interessante per provare a convivere con il virus, ma sarebbe in anticipo rispetto all'andamento dell'epidemia. Cosa vi ha spinto ad accelerare?
Per noi, come detto, è prioritario abbattere la circolazione del virus. L’autotesting permette di allargare la platea di tutti quei cittadini che, asintomatici, rischiano inconsapevolmente di contribuire all’ulteriore diffusione del virus, che – in concomitanza con la predominanza della variante Omicron – ha raggiunto i livelli che sono gli occhi di tutti.
Circa 2 milioni di persone sono interessate dal provvedimento. Si potrà allargare ancora la platea?
Dopo una prima sperimentazione, durante la quale saranno fatti controlli a campione per verificare la coincidenza del risultato del test rapido con quello molecolare, l’obiettivo della Regione è fare un ulteriore passo avanti, d’accordo con il ministero della Salute: estendere cioè questa modalità anche a coloro che hanno fatto la seconda dose da meno di quattro mesi.
L’Emilia-Romagna è la prima Regione a sperimentare questo sistema. Pensa che il meccanismo possa essere allargato a livello nazionale? Anche Friuli-Venezia Giulia e Veneto sarebbero favorevoli.
Noi siamo partiti e siamo convinti che possa essere una scelta in grado di contribuire ad abbattere la circolazione del virus. Ci sono costanti contatti con le altre regioni per un confronto sulla nostra sperimentazione, l’auspicio è che possa diventare uno strumento utilizzato in tutto il Paese.
Ci sono state interlocuzioni tra Regioni e governo per introdurre ovunque questa procedura?
L’interlocuzione con le Regioni e il governo è costante su tutta la gestione della pandemia, anche sull’autotesting, su cui faremo il punto con il ministero della Sanità nei prossimi giorni.
Fdi ha segnalato un disservizio nella consegna dei Green Pass a persone guarite dal Coronavirus che hanno effettuato tampone fatto in farmacia. A cosa sono dovuti i ritardi?
La generazione dei Green Pass viene effettuata dal Ministero della Salute. Affinché questo processo vada a buon fine occorre che il software usato dalle farmacie trasmetta le informazioni al livello nazionale. Come tutte le infrastrutture tecniche possono verificarsi casi nei quali si presentino errori di disallineamento e questi causano la non corretta generazione del certificato.
Cosa ne pensa della proposta del Lazio, di eliminare il tampone di controllo dopo 5 giorni di isolamento, esclusivamente per i positivi asintomatici con il booster? Siete d’accordo?
Su questa proposta aspettiamo naturalmente che ci arrivino indicazioni dalla comunità scientifica, e ci atterremo a quanto disposto. La dose booster ha dimostrato di proteggere da malattia, ricovero e decesso in maniera nettissima, quindi se queste caratteristiche dovessero risultare determinanti anche per una rimodulazione dei meccanismi di fine isolamento la recepiremo.