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Covid 19

Tamponi Covid a chi arriva dalla Cina, decisione Ue: agli Stati si “raccomanda” di chiedere il test

L’Ue ha deciso di “incoraggiare fortemente” i Paesi membri a effettuare tamponi su chi arriva dalla Cina e a chiedere anche di mostrare un test negativo prima della partenza. Non è stato trovato, però, alcun accordo sull’obbligo in tutta l’Unione.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Richiedere un test all'ingresso a chi proviene dalla Cina è consigliato, ma non obbligatorio. Dopo una lunga riunione fiume di circa sei ore, con i rappresentati di tutti i Paesi europei, l'Ue ha deliberato una – ennesima, verrebbe da dire – decisione a metà. Ieri sera l'Ipcr – il meccanismo integrato europeo di risposta alle crisi – era chiamato a fare una scelta, visto che gli Stati membri da giorni si stavano comportando in maniera diversa sulla questione dei tamponi Covid. E gli stessi Paesi che hanno deciso di rendere obbligatorio il test all'ingresso a chi proviene dalla Cina, Italia in testa, hanno chiesto conto all'Ue di un'iniziativa comunitaria. Già così, infatti, la misura potrebbe non essere particolarmente impattante – come dimostra il passato – figuriamoci se eseguita a macchia di leopardo.

Gli Stati Ue sono "fortemente incoraggiati a introdurre per tutti i passeggeri in partenza dalla Cina agli Stati membri il requisito di un test Covid-19 effettuato non oltre le 48 ore prima della partenza dalla Cina", si legge nel testo che riepiloga le decisioni prese. La maggioranza dei Paesi Ue, infatti, ha concordato sull'importanza di inserire l'obbligo di tampone, ma la decisione comune finale è virata, appunto, su un "forte incoraggiamento". Allo stesso tempo, però, la raccomandazione prevede anche che i Paesi membri "effettuino test anti-Covid a campione a chi arriva dalla Cina". Insomma, doppio test – almeno in teoria – prima della partenza e all'arrivo.

Le misure, però, non finiscono qui: "I Paesi membri hanno concordato di raccomandare a tutti i passeggeri in viaggio da e per la Cina di portare mascherine Ffp2". E ancora: "L'Ipcr incoraggia i Paesi membri esaminare e sequenziare le acque reflue degli scali dove sono previsti voli in arrivo dalla Cina" e a "continuare a promuovere le vaccinazioni, incluse le dosi booster e in particolare ai più vulnerabili".

Nel frattempo l'Ipcr e l'Ecdc continueranno a "monitorare la situazione epidemiologica e gli sviluppi della situazione in Cina, inclusa la questione della condivisione dei dati, con l'obiettivo di assicurare un coordinamento all'interno dell'Ue". Entro la metà di gennaio è prevista una nuova riunione di aggiornamento, per capire se e come sarà cambiata la situazione. Ma anche quale sarà la reazione di Pechino, che al momento pare solo furiosa.

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