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Tampone per entrare in Italia da Paesi europei, Ue: “Giustificate decisione, così si perde fiducia”

La vicepresidente della Commissione Ue commenta la decisione presa dall’Italia sugli ingressi nel Paese e attacca: “Così si riduce la fiducia delle persone, l’Italia giustifichi la scelta”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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L'Unione europea chiede risposte all'Italia sul provvedimento adottato oggi con un'ordinanza del ministro Speranza: la decisione di chiedere un tampone per l'ingresso nel Paese per chi proviene dagli altri Stati dell'Ue. Sia che si tratti di persone vaccinate, sia di persone non vaccinate, per cui in aggiunta bisogna osservare cinque giorni di quarantena con ulteriore tampone finale. "Il certificato digitale Covid dell'Ue non è morto, anzi, è uno dei progetti comuni di maggior successo dell'Unione europea negli ultimi anni, perché aiuta le persone a viaggiare, aiuta il turismo a sopravvivere e i servizi ad andare avanti", ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea, Vera Jourova, questa sera a Bruxelles, rispondendo a una domanda in conferenza stampa.

La vicepresidente della Commissione Ue ha difeso il green pass europeo, ideato per riprendere i viaggi in Europa durante la scorsa primavera: "Quando la Commissione ha proposto il regolamento che ha consentito l'entrata in funzione del certificato Covid volevamo mantenere il principio che le persone autorizzate a viaggiare liberamente dovrebbero avere o la vaccinazione o il tampone o il certificato di guarigione dal Covid – ha ricordato – ma gli Stati volevano lasciare la porta aperta per le situazioni di eventuali inattesi peggioramenti della situazione epidemiologica". Perciò "quando gli Stati membri introducono misure aggiuntive per rendere le condizioni più stringenti, come nel caso dell'Italia e forse del Portogallo, questo deve essere giustificato sulla base della situazione reale".

Insomma, la Commissione europea si aspetta che l'Italia giustifichi la decisione sottoscritta dal ministro della Salute: "Immagino che sarà una delle cose che verranno discusse al Consiglio europeo, perché queste decisioni individuali degli Stati membri naturalmente danneggiano, o per meglio dire riducono la fiducia delle persone sul fatto che ci siano condizioni uguali ovunque in Europa – ha sottolineato Jourova – Perché questa sarebbe la situazione se uno Stato introduce condizioni più severe".

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