Tajani su intercettazioni del padre di Turetta: “Non condivido le sue parole ma sbagliato diffonderle”
"Premettendo che non condivido le parole del signor Turetta, mi pare assolutamente scorretto diffondere un colloquio assolutamente ininfluente dal punto di vista processuale e per l'accertamento della verità ed esporlo al pubblico". Così il vicepremier Antonio Tajani ha commentato la polemica sulle parole pronunciate dal padre di Filippo Turetta nel corso del suo incontro con il figlio in carcere.
"Non è a questo che le intercettazioni devono servire. Non è tanto il contenuto, io non condivido una parola di quello che ha detto Turetta. Non condivido il fatto che questo debba essere portato a conoscenza di tutti i cittadini italiani, non ci sono aspetti processuali o utili alle indagini", ha spiegato il leader di Forza Italia.
Le parole del padre di Turetta, pronunciate nell'ambito di una conversazione privata, erano state diffuse da alcuni quotidiani, scatenando l'indignazione di molti, tra i quali la sorella della vittima, Elena Cecchettin. Successivamente il padre di Turetta ha voluto scusarsi per le sue dichiarazioni, precisando che si trattava di "fesserie".
La diffusione delle intercettazioni ha però sollevato un'ulteriore polemica, legata non tanto al merito delle frasi di Turetta padre, quanto piuttosto all'opportunità di rendere pubblico quello che doveva rimanere un discoro privato. "Le intercettazioni devono servire a colpire il crimine, non a sbattere in prima pagina le vicende private", ha ribadito Tajani. "Turetta è un padre disperato, con un figlio assolutamente reo confesso. Lo comprendo, sono padre e nonno. Ma esporlo al ludibrio per guardare nel buco della serratura, noi siamo la patria del diritto…Se intercettiamo tutti i cittadini italiani e sentiamo quello che dicono in famiglia diventiamo il Paese del Grande fratello".
Dello stesso avviso l'ex presidente delle Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza. "Siamo riusciti a costringere un povero padre disperato ad umiliarsi pubblicamente per chiederci scusa, dopo aver ascoltato contro ogni regola giuridica e umana una sua privatissima e drammatica conversazione. Sono io che chiedo scusa a lei, signor Turetta", ha detto definendo "un caso di pornografia giudiziaria" la pubblicazione delle intercettazioni. "Forse lo avremmo applaudito se avesse aggredito il figlio dandogli dell'assassino, bastardo, feccia umana, nel primo incontro dopo quella tragedia indicibile. Questo è ormai un paese impazzito", ha concluso.