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Tajani su intercettazioni del padre di Turetta: “Non condivido le sue parole ma sbagliato diffonderle”

“Turetta è un padre disperato. Non condivido le sue parole ma l’Italia non è il Paese del Grande fratello”, lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a proposito della polemica sollevata dalla diffusione della conversazione tra Filippo Turetta e il padre durante il loro primo colloquio in carcere.
A cura di Giulia Casula
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"Premettendo che non condivido le parole del signor Turetta, mi pare assolutamente scorretto diffondere un colloquio assolutamente ininfluente dal punto di vista processuale e per l'accertamento della verità ed esporlo al pubblico".  Così il vicepremier Antonio Tajani ha commentato la polemica sulle parole pronunciate dal padre di Filippo Turetta nel corso del suo incontro con il figlio in carcere.

"Non è a questo che le intercettazioni devono servire. Non è tanto il contenuto, io non condivido una parola di quello che ha detto Turetta. Non condivido il fatto che questo debba essere portato a conoscenza di tutti i cittadini italiani, non ci sono aspetti processuali o utili alle indagini", ha spiegato il leader di Forza Italia.

Durante il colloquio con il figlio Nicola Turetta si era rivolto così al ragazzo, in carcere per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin: "Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l'unico, ci sono altri 200 femminicidi".

Le sue parole, pronunciate nell'ambito di una conversazione privata, erano state diffuse da alcuni quotidiani, scatenando l'indignazione di molti, tra i quali la sorella della vittima, Elena Cecchettin. Successivamente il padre di Turetta ha voluto scusarsi per le sue dichiarazioni, precisando che si trattava di "fesserie".

"Non pensavo assolutamente le cose che ho detto", ha spiegato intervistato dal Corriere della Sera. "Non sapevo come affrontare mio figlio. Ci avevano riferito che Filippo aveva tentato di togliersi la vita", ha aggiunto. "Da genitore ho cercato di tenerlo in vita affinché scontasse la sua pena. Erano frasi senza senso, un disperato tentativo di un padre di evitare il suicidio del figlio. Chi non lo avrebbe fatto?", ha chiesto.

La diffusione delle intercettazioni ha però sollevato un'ulteriore polemica, legata non tanto al merito delle frasi di Turetta padre, quanto piuttosto all'opportunità di rendere pubblico quello che doveva rimanere un discoro privato. "Le intercettazioni devono servire a colpire il crimine, non a sbattere in prima pagina le vicende private", ha ribadito Tajani. "Turetta è un padre disperato, con un figlio assolutamente reo confesso. Lo comprendo, sono padre e nonno. Ma esporlo al ludibrio per guardare nel buco della serratura, noi siamo la patria del diritto…Se intercettiamo tutti i cittadini italiani e sentiamo quello che dicono in famiglia diventiamo il Paese del Grande fratello".

Dello stesso avviso l'ex presidente delle Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza. "Siamo riusciti a costringere un povero padre disperato ad umiliarsi pubblicamente per chiederci scusa, dopo aver ascoltato contro ogni regola giuridica e umana una sua privatissima e drammatica conversazione. Sono io che chiedo scusa a lei, signor Turetta", ha detto definendo "un caso di pornografia giudiziaria" la pubblicazione delle intercettazioni. "Forse lo avremmo applaudito se avesse aggredito il figlio dandogli dell'assassino, bastardo, feccia umana, nel primo incontro dopo quella tragedia indicibile. Questo è ormai un paese impazzito", ha concluso.

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