Tajani dice che si è licenziato dalla Rai perché tesserava i comunisti
Antonio Tajani, è intervenuto ieri all'evento a Milano per festeggiare per i 50 anni del ‘Giornale'. Tra gli ospiti, oltre al ministro degli Esteri, sono saliti la premier Giorgia Meloni, intervistata dal direttore Alessandro Sallusti, poi il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepremier Matteo Salvini, l'ex segretario di Stato Usa Mike Pompeo a colloquio col vicedirettore Nicola Porro.
Presenti anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, il ministro dell'interno Matteo Piantedosi, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, il presidente del Coni Giovanni Malagò e gli imprenditori Marco Tronchetti Provera e Paolo Scaroni.
"Il Giornale rappresenta 10 anni della mia vita. Me ne andai dalla Rai perché non potevo stare dove si faceva il tesseramento del partito comunista…", ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ricordando il periodo in cui faceva il giornalista e scherzando sul suo passaggio dalla Rai al Giornale, in cui era andato a lavorare lasciando la tv pubblica. Tajani, come spesso faceva Silvio Berlusconi, evoca quindi la minaccia "rossa".
"Io nella vita ho sempre combattuto per le cose in cui credo, lasciai il Giornale, era il capo della redazione romana, per impegnarmi in una battaglia politica e impedire nel 1994 che il Partito comunista arrivasse al potere. Sono orgoglioso di quelle scelte di vita, le rifarei", ha aggiunto il titolare della Farnesina. Anche Silvio Berlusconi nel corso della sua carriera politica più volte ha ricordato di essere sceso in campo perché non voleva "che il Paese cadesse nelle mani dei comunisti", e definiva il comunismo "una tragedia".
Dal palco è intervenuta anche la premier Meloni: "Sono estremamente fiera del risultato della maggioranza, non semplicemente di Fratelli d'Italia" alle elezioni europee. "Ho già fatto i miei complimenti sia ad Antonio Tajani che a Matteo Salvini per il risultato di FI e Lega. Si dimostra ancora una volta che il centrodestra può crescere insieme, che non è vero questo racconto che pure viene spesso fatto dagli osservatori, che se un partito andrà bene diventa un cannibale dell'altro. No, noi abbiamo lavorato per crescere tutti, per pescare in altri ambiti, nell'ambito anche di quelli che erano stati indecisi a votare, e tutti i partiti della maggioranza sono cresciuti e questo per me è estremamente prezioso", ha sottolineato Meloni spiegando che "l'elettorato più moderato si è spostato verso il centrodestra". "La morale è che gli italiani ci chiedono di andare avanti e io intendo farlo, noi intendiamo farlo con ancora maggiore determinazione".