Tajani al Consiglio Affari Esteri: “Hamas usa Rafah per creare problemi, non sta con i palestinesi”
Dopo la strage di civili a Rafah avvenuta nella notte, con l'attacco aereo su un campo profughi, il ministro degli Esteri accusa Hamas di usare la città al confine con l'Egitto "per creare ulteriori problemi e attirare Israele in una trappola mediatica, di cui a pagare il prezzo è la popolazione palestinese". Antonio Tajani è oggi a Bruxelles per il Consiglio Affari esteri e arrivando si è fermato a commentare con i cronisti gli ultimi drammatici sviluppo della situazione in Medio Oriente. "Certamente la decisione di Hamas di lanciare missili da Rafah contro Israele è un modo per cercare di accelerare i tempi di un attacco a Rafah. Evidentemente Hamas sta usando Rafah per creare ulteriori problemi, cioè cerca di attirare Israele in una sorta di trappola mediatica ma a pagare il prezzo di tutto ciò sarà il popolo palestinese, a dimostrazione ancora una volta che Hamas non sta dalla parte del popolo palestinese ma usa il popolo palestinese come strumento per i suoi disegni politici che noi non condividiamo", ha detto.
L'Italia disponibile all'invio di militari italiani in Palestina, dopo la fine della guerra
Tajani, che nel fine settimana ha incontrato il primo ministro palestinese a Roma, ha ribadito di essere favorevole al riconoscimento dello Stato palestinese, ma che questo non può essere guidato da Hamas: "Siamo favorevoli alla nascita dello Stato palestinese, però lo Stato palestinese deve riconoscere Israele e dev'essere riconosciuto da Israele. E certamente non può essere uno Stato palestinese guidato da Hamas, che è un'organizzazione terroristica". Il leader di Forza Italia ha detto di riconoscere l'Autorità nazionale palestinese, così come il ruolo del primo ministro Mohammed Mustafa. La sua visita a Roma "è stata molto proficua, non è un caso che abbia scelto l'Italia come prima tappa del suo viaggio in Europa", ha sottolineato Tajani, affermando che questa sia "la dimostrazione che l'Italia ha una posizione seria ed equilibrata, di amicizia sia con Israele sia con il popolo palestinese".
Una volta finita la guerra, Roma è pronta a inviare militari italiani nella Regione, nell'ambito di una missione Onu, per preparare la nascita dello Stato palestinese: "Ho ribadito che noi siamo pronti ad inviare anche nostri militari qualora per preparare la nascita dello Stato palestinese, una volta finita la guerra, si dia vita ad una missione dell'Onu guidata da un paese arabo", ha detto il ministro.
La posizione del governo italiano sulle armi all'Ucraina
Sul fronte ucraino, invece, Tajani ha commentato: "Abbiamo deciso fin dall'inizio che tutto il materiale militare italiano non può essere usato al di fuori dei confini dell'Ucraina. Quindi sarà anche nostra responsabilità verificare d'accordo con gli ucraini dove si usano le nostre armi". La precisazione arriva dopo che, in un'intervista rilasciata nel weekend, il segretario generale della Nato ha parlato di togliere il divieto per Kiev di colpire obiettivi in Russia con le armi fornite dagli alleati occidentali. "Le nostre armi non si possono usare in territorio russo perché non siamo in guerra con la Russia, noi difendiamo l'indipendenza dell'Ucraina, sosteniamo l'Ucraina ma il nostro obiettivo è la pace. Vogliamo che Putin di fronte a uno stallo si sieda ad un tavolo per concludere questa guerra priva di senso e che rappresenta una violazione del diritto internazionale", ha detto Tajani.
Per poi concludere: "Non tocca a Stoltenberg decidere, non è sua competenza A volte serve un po' più di prudenza. È una sua opinione, ma le decisioni della Nato vengono prese sempre e insieme. Comunque la nostra posizione è chiara: le nostre armi si usano all'interno del territorio ucraino".