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Taglio parlamentari, voto decisivo alla Camera: cosa cambierà

Si protrarrà per tutta la giornata la discussione alla Camera sulla legge costituzionale che prevede il taglio al numero dei parlamentari, un provvedimento fortemente voluto dal Movimento Cinque Stelle. Per domani è invece prevista la votazione definitiva sul Ddl.
A cura di Annalisa Girardi
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Inizia oggi la discussione alla Camera sulla legge costituzionale che prevede il taglio del numero dei parlamentari. Domani ci sarà invece la votazione finale che potrebbe ridurre definitivamente il numero di deputati dagli attuali 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200. In altri termini, 230 deputati e 115 senatori in meno. La scorsa settimana la commissione Affari costituzionali aveva concesso il via libera al Ddl, aprendo così agli ultimi passaggi per l'approvazione decisiva della legge, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle. La discussione si protrarrà durante tutta la giornata, con 16 deputati iscritti per intervenire nel dibattito insieme a relatore e rappresentante del governo.

Cosa prevede la riforma

La proposta del Movimento Cinque Stelle consiste in una riduzione dei parlamentari, tra deputati e senatori, da 945 a 600. Nello specifico, per quanto riguarda la Camera si passerebbe dai 630 attuali a 400, di cui 8 eletti nelle circoscrizioni estero, invece di 12. I senatori, invece, dai 315 attuali passerebbero ad essere 200, di cui 4, e non più 6, eletti nelle circoscrizioni estero. Per entrambe le aule del Parlamento è quindi prevista una riduzione del 36,5% dei componenti. Il disegno di legge costituzionale andrebbe a modificare gli articoli 56 e 57 e 59 della Costituzione.

Giuseppe Brescia, il relatore pentastellato, ha definito la riforma "la più attesa e promessa degli ultimi decenni, scelta obbligata per restituire credibilità alle Istituzioni". Secondo le previsioni del Movimento, il Ddl potrebbe far risparmiare circa 100 milioni di euro all'anno e quindi 500 milioni per ogni legislatura. Non è della stessa opinione l'Osservatorio dei Conti Pubblici, che scrive: " Il risparmio netto complessivo sarebbe quindi pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura, una cifra significativamente più bassa di quella enfatizzata dai sostenitori della riforma e pari appena allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana".

Il problema della rappresentanza democratica

Un altro punto di discussione riguardo la riforma è quello della rappresentanza democratica. Infatti, se ad oggi i cittadini italiani possono contare su uno dei livelli più alti di rappresentanza nelle istituzioni dello Stato, con la riduzione del numero di parlamentari, diventerebbero invece fra i meno rappresentati in confronto agli altri Paesi dell'Unione europea. Il presidente dei senatori del Partito democratico, Andrea Marcucci, ha definito la riforma "difettosa", sottolineando che avrà "bisogno di molte correzioni per stare in piedi". I democratici voteranno quindi sì alla riforma, ma, come sottolinea Marcucci "a malincuore, pensando alla strepitosa occasione che abbiamo avuto nel 2016 con il referendum costituzionale, di arrivare ad un sistema istituzionale più efficace".

L'accordo della maggioranza

All'interno della maggioranza di governo si prevedono quindi una serie di correzioni da affiancare al Ddl sul taglio dei parlamentari, in primis una revisione della legge elettorale. Entro la fine del 2019 si dovrebbe presentare un testo che definisca il sistema su cui raggiungere un'intesa. Il Pd spingerebbe per una base proporzionale con doppio turno e premio nazionale, così come per delle modifiche che permettano ai presidenti di regione di essere presenti in Senato quando si discutono le leggi di autonomia differenziata e la sfiducia costruttiva a camere riunite. Entro la fine del mese invece, sempre secondo il testo, si dovranno intraprendere tre riforme costituzionali, a partire dalla modifica della base territoriale per quanto riguarda l'elezione in Senato che dovrebbe passare da regionale a circoscrizionale, come alla Camera. Inoltre, si dovrebbe rendere uniforme l'elettorato attivo e passivo dei due rami del Parlamento, cioè 18 e 25 anni sia per la Camera che per il Senato. Visto il taglio dei parlamentari, inoltre, dovrebbe diminuire anche il numero di delegati regionali per quanto riguarda l'elezione del capo dello Stato. L'accordo, infine, dovrà prevedere un adeguamento per la formazione dei gruppi in Parlamento, introducendo un nuovo quorum anche per il numero delle componenti delle commissioni permanenti.

Anche Lega, FI e FdI verso il sì

Nonostante l'assenza in Aula per la discussione dei deputati leghisti e di Fratelli d'Italia, Matteo Salvini, ha confermato che il Carroccio voterà a favore del Ddl. "Noi lo abbiamo votato tre volte, a differenza del Pd. Ho letto che qualcuno del Pd, ad esempio l'onorevole Orfini, ha detto, ‘Sì taglio dei parlamentari in cambio dello ius soli o della legge elettorale proporzionale'. Se è il taglio dei parlamentari punto, lo abbiamo votato tre volte e lo votiamo per la quarta. Se è il taglio dei parlamentari merce di scambio per avere lo ius soli o una legge elettorale proporzionale per l'inciucio, allora le cose cambiano. Questo ce lo spiegherà Di Maio, anche se Di Maio cambia spesso idea su tante cose".

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