Tagli su termosifoni e condizionatori negli edifici pubblici: ok a emendamento M5s al dl Bollette
Nel decreto Bollette è stato inserito un emendamento con cui si prevede una stretta a termosifoni e condizionatori delle pubbliche amministrazioni. La misura è appena passata alla Camera, approvata nelle commissioni Ambiente e Attività produttive. Il testo è a firma dei deputati del Movimento Cinque Stelle Angela Masi e Davide Crippa.
Ci sarà quindi una riduzione della temperatura dei riscaldamenti negli edifici pubblici per l'inverno prossimo e restrizioni anche al condizionamento nell'estate 2022. La norma stabilisce che dal 1 maggio 2022 fino al 31 marzo 2023, "la media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti di ciascuna unità immobiliare per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici, non deve superare rispettivamente i 19° C +2° C di tolleranza e non deve essere minore dei 27° C – 2° gradi di tolleranza". La misura non riguarda però ospedali, cliniche e case di cura.
Davide Crippa, capogruppo M5s alla Camera, ha spiegato a Fanpage.it la ratio di questa decisione: "L'Agenzia internazionale dell'energia e alcuni think thank italiani come ECCO, hanno sottolineato come lo strumento più efficace in emergenza sia intervenire sulle regolazioni delle temperature. Si stima che la riduzione di un grado delle temperature in casa permetterebbe un risparmio di circa il 7% di gas. In questo modo possiamo contribuire a diminuire il fabbisogno di gas. Ci sembra dovuto in questo momento che la Pubblica Amministrazione dia il buon esempio, che può essere esteso a tutti i condomini. Si parte dagli edifici pubblici per cercare di evitare sprechi gestionali, e con i prezzi alle stelle dobbiamo sensibilizzare il più possibile i cittadini a razionalizzare i consumi".
Proprio ieri sera il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la conferenza stampa sul Def aveva parlato di possibili razionamenti, cercando di preparare i cittadini ai sacrifici e alle ripercussioni che la guerra in Ucraina potrebbe avere sui consumi di energia, soprattutto se i flussi gas – che per il momento restano esclusi dalle sanzioni – dovessero interrompersi, bloccando le importazioni dalla Russia. Un piano del governo ancora non c'è, ma il premier ha delineato i possibili scenari: "Noi andiamo con quello che decide l'Ue. Se ci propongono l'embargo sul gas, se l'Unione europea è uniforme, noi saremo contenti di seguire, qualunque sia lo strumento che considereremo più efficace per permettere una pace. Questo è quello che vogliamo. Ci chiediamo se il prezzo del gas possa essere scambiato con la pace. Cosa preferiamo? La pace oppure star tranquilli con il termosifone acceso o con l'aria condizionata accesa per tutta l'estate? Io la metterei in questi termini, questa è la domanda che ci dobbiamo porre". In ogni caso, anche se dovesse esserci un embargo al gas russo, le riserve dell'Italia ci permetterebbero di andare avanti fino a ottobre, ha assicurato Draghi.