Tagli alle Province: decidono le Regioni, sì allo spostamento dei Comuni
Con un emendamento al decreto sulla spending review degli stessi relatori Paolo Giaretta (Pd) e Gilberto Pichetto Fratin (Pdl), la commissione Bilancio del Senato ha approvato alcune modifiche richieste dai partiti sul taglio delle Province. Modifiche accettate dal Governo che in questo modo cerca di evitare barricate quando la discussione si sposterà in Aula. Innanzitutto scompariranno le parole "soppressione e accorpamento" che saranno sostituite da "riordino" come chiedevano a gran voce gli enti locali che vedevano in quella dicitura una lotta tra chi vinceva e chi perdeva, mentre in questo modo si da più spazio alla composizione di Province completamente nuove con popolazione e territori più ampi. Ancora più importante il coinvolgimento diretto delle Regioni che saranno chiamate a stabilire la nuova mappa delle province di loro competenza entro la fine dell'anno tenendo presente i criteri già stabiliti dal Governo.
I comuni potranno cambiare Provincia – Restano dunque i vincoli minimi dei 350mila abitanti e dei 2500 km quadrati, mentre sarà più facile per quelle Province al limite potersi salvare inglobando nuovi comuni limitrofi in accordo con la popolazione locale e le Regioni. Con un subemendamento del Pd, infatti, viene stabilito che i comuni potranno cambiare Provincia, tenendo presente però il principio della contiguità territoriale. Niente da fare invece per la regola del due che avrebbe salvato le Province di Terni, Isernia e Matera. "E' giusto coinvolgere le Regioni fino a dove lo prevede la costituzione" ha detto il Ministro Patroni Griffi che ha precisato di aspettarsi "riordini che andranno ben oltre i requisiti minimi". Tra le modifiche al decreto, da rilevare il prolungamento dei tempi concessi alle amministrazioni locali per stilare la nuova mappa e la proroga dei tempi anche per l'attuazione legislativa da parte del Governo. Saranno dunque le Regioni a proporre il riordino delle amministrazioni provinciali attraverso i Cal entro 70 giorni, 90 giorni di tempo invece per la trasmissione dei piani al Governo che a sua volta potrà adottare la legge di riordino entro 60 giorni.