Tagli alla scuola nella manovra, Avs in piazza il 7 dicembre: “Valditara fa a pezzi l’istruzione pubblica”
"Chi taglia l'istruzione taglia il futuro". È lo slogan del presidio del 7 dicembre, che andrà avanti a partire dalle 15 a Viale Trastevere, per contestare le misure contenute nella manovra su scuola e università. Gli esponenti di Avs protesteranno contro i tagli alle risorse e ai posti di lavoro, davanti al ministero dell'Istruzione, insieme a studenti, collettivi, associazioni, sindacati, l'Unione degli universitari (UDU), l'Unione degli studenti (UDS), oltre a personaggi noti come l'insegnante e scrittore romano Cristian Raimo.
Il responsabile scuola e università di Sinistra Italiana Giuseppe Buondonno ha spiegato a Fanpage.it le ragioni della protesta, che ruota attorno a quello che manca nella legge di bilancio: investimenti, assunzioni per gli insegnanti, tempo pieno e abbattimento dei costi universitari. "La manovra è irricevibile, perché il governo investe miliardi sulle spese militari, e fa ancora regali ai gruppi finanziari e agli evasori, mentre taglia sui diritti fondamentali, dalla salute all'istruzione. Senza fondi stanno demolendo il sistema della formazione della scuola e dell'università".
Perché ci sarà un presidio il 7 dicembre al ministero dell'Istruzione
Nella legge di bilancio 2025, nel testo approdato alla Camera, c'è il blocco del 25% del turn over: a partire dall'anno scolastico 2025/2026 è prevista una riduzione di 5.660 posti di insegnati, oltre a una riduzione di 2.174 unità di personale ATA. Dopo le polemiche da parte delle forze di opposizione, il Miur ha fatto sapere che si tratta di "una misura transitoria di riduzione del turn over che non intacca la dotazione complessiva dell'organico, anche in ragione delle assunzioni che si faranno sul sostegno. Nel corso dell'iter di approvazione del provvedimento si avrà l'occasione per precisare la temporaneità della misura".
"Se fossi Ugo Tognazzi direi che Valditara ha fatto una ‘supercazzola' – ha commentato Buondonno – La sostanza è che cancellano posti di lavoro, in un momento in cui questi dovrebbero aumentare in modo consistente, e dovrebbero essere resi stabili. Ci saranno circa 6mila posti lavoro in meno tra gli insegnanti, in un momento in cui ci sono 250mila precari, su un milione di docenti, che andrebbero stabilizzati. Questi tagli non faranno altro che accrescere il precariato, in un momento in cui c'è bisogno di più insegnanti: necessario avere meno alunni per classe, per far sì che la scuola sia davvero vicina ai ragazzi con più problemi, visto l'aumento esponenziale dei disturbi specifici dell'apprendimento. Chiaramente sul malessere dei giovani ha un impatto il digitale, ma ci vorrebbero classi più piccole per consentire agli insegnanti di lavorare meglio, oltre a un aumento del tempo scuola, favorendo il tempo pieno e il tempo prolungato, soprattutto in quelle aree del Paese e delle città in cui c'è abbandono scolastico, accompagnato a un enorme disagio sociale".
"Poi c'è bisogno di sostenere l'accesso all'università statali in presenza – ha detto Buondonno – L'Italia è ancora fanalino di coda per numero di laureati: i costi degli alloggi per studenti in molte città sono diventati inavvicinabili e di conseguenza crescono le iscrizioni alle università telematiche. Invece di rimuovere ‘gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana', come la Costituzione ci chiede, con il sistema attuale non facciamo altro che moltiplicarli. Le stesse considerazioni si potrebbero fare per il trasporto urbano o extraurbano, che andrebbe sostenuto, e per i libri di testo, che dovrebbero essere gratuiti almeno fino alla scuola dell'obbligo. In queste condizioni, con la manovra non ci sono nemmeno i soldi per adeguare gli stipendi degli insegnanti e del personale della scuola all'inflazione. Ricordo che i rettori dell'Italia centrale hanno lanciato un allarme per la riduzione del Fondo di finanziamento ordinario (Ffo)".
Nella manovra 2025 è rispuntato tra l'altro il voucher per le scuole paritarie per chi ha un Isee sotto i 40mila euro, che non compariva nella prima lista degli emendamenti ‘super-segnalati' dai partiti: la proposta è contenuta in due emendamenti, uno di FdI e uno di Lorenzo Cesa che prevedono rispettivamente un bonus di 1500 e uno di 2mila euro per incentivare le iscrizioni.
"La spinta di questa maggioranza è verso la privatizzazione dell'istruzione, così come avviene per la sanità. Valditara vuole trasformare la scuola in una ‘società interinale', totalmente piegata alle esigenze del capitalismo che ai giovani garantisce solo lavoro povero e precario. Vorrebbe una scuola in cui le aziende private senza alcuna competenza formativa e pedagogica vengono a fare un lavoro di addestramento. Ma la scuola deve istruire e formare, non addestrare al lavoro. Saremo in piazza per dire no alla distruzione dell'istruzione pubblica attuata dal ministro Valditara", ha commentato l'esponente di Avs.
"Davanti al malessere crescente, come lo sciopero generale di oggi, e alle mobilitazioni degli studenti, la risposta è stata gravemente e pericolosamente autoritaria e repressiva. Per questo c'è un filo ideale che lega il nostro presidio con la manifestazione del 14 dicembre a Roma contro il decreto impropriamente chiamato Sicurezza, che in realtà andrebbe chiamato decreto Repressione. Oggi in Italia puoi trattare gli affari di una Regione privatamente su un grande yatch, senza andare in galera. Ma se rivendichi e ti batti per il tuo posto di lavoro e occupi la tua scuola, rischia seri provvedimenti di carattere penale. Tutto questo è assolutamente inaccettabile".