Svimez: “Impatto del reddito di cittadinanza sul mercato del lavoro al Sud è nullo”
"La povertà non si combatte solo con un contributo monetario", è la dura affermazione contenuta nel rapporto dell'Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno (Svimez) con cui si commenta il Reddito di Cittadinanza, misura bandiera del Movimento 5 Stelle. Secondo l'associazione l'impatto del Reddito di Cittadinanza sul mercato del lavoro è stato nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro. Svimez auspica che le politiche di welfare vengano ridefinite e si estenda a tutti e in egual misura il diritto di cittadinanza e lancia un allarme: "La spesa pro capite delle Amministrazioni pubbliche è pari nel 2017 a 11.309 nel Mezzogiorno e a 14.168 nel Centro-Nord. Un divario che è cresciuto negli anni Duemila". In particolare lo svantaggio meridionale è molto accentuato per ciò che riguarda la spesa relativa a formazione e ricerca, sviluppo e cultura. Se la spesa per l'istruzione in Italia si è ridotta negli ultimi anni, il fenomeno risulta accentuato al Sud dove si registra un -19% a fronte di un -15% a livello nazionale e un -13% nel Centro-Nord. Le differenze Nord/Sud riguardano soprattutto l’offerta di scuole per l’infanzia e la formazione universitaria. Nel Mezzogiorno solo poco più di 3 diplomati e 4 laureati su 10 sono occupati da uno a tre anni dopo aver conseguito il titolo.
Più spesa per le pensioni e meno Pil
Bassa natalità, emigrazione di giovani e invecchiamento della popolazione: questi tre elementi rischiano di rompere l'equilibrio demografico con conseguenze devastanti. Se non ci sarà un'inversione di tendenza nei prossimi 47 anni il Sud perderà 5 milioni di persone e considerando tutti gli scenari previsti, il Prodotto interno lordo potrebbe diminuire dal 13% al 44,8%. Questo scenario avrebbe come diretta conseguenza una riduzione delle risorse per finanziare una spesa pubblica in aumento per il maggior numero di pensioni e per l’assistenza sociale e sanitaria.
Dopo il minimo storico delle nascite in Italia registrato nel 2018 Svimez sottolinea come questo triste traguardo veda anche il Sud come protagonista: "Al Sud sono nati circa 157 mila bambini nell'ultimo anno, 6 mila in meno rispetto al 2017". La vera novità è "che il contributo garantito dalle donne straniere non è più sufficiente a compensare la bassa propensione delle italiane a fare figli". In questo complesso quadro una prospettiva di miglioramento potrebbe essere data dall'aumento dell'occupazione femminile, che invece resta a livelli molto bassi rispetto alla media italiana ed europea. Le regioni meridionali sono agli ultimi posti in Europa per tasso di attività e occupazione femminile: nel 2018 il Sud ha perduto ulteriore terreno, superata anche da Ceuta e Melilla, dalla Guyane francese e dalla Macedonia. La bassa occupazione delle donne meridionali riflette anche la carenza di domanda di lavoro e ciò spiega perché il tasso di disoccupazione femminile al Sud sia intorno al 20% su valori più che doppi rispetto al Centro-Nord. La gravissima emergenza riguarda soprattutto le giovani tra 15 e 34 anni, che si sono ridotte di oltre 769 mila unità.
Replica di Giuseppe Conte: "Serve più tempo prima di valutare rdc"
"Se riparte il Sud riparte l'Italia. Non è uno slogan, ma una affermazione che nasce da una consapevolezza che deve guidare l'azione di governo", lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intervenendo alla presentazione del Rapporto Svimez a Montecitorio. Il premier ha commentato i dati dell'Associazione confermando che "negli ultimi 20 anni la politica ha disinvestito nel Sud con conseguenze per tutto il Paese, che ha perso competitività a livello globale". Conte ha quindi assicurato l'impegno del governo a invertire questa tendenza. "Con il ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano -ha detto Conte- stiamo lavorando alla realizzazione di una task-force in modo da definanziare programmi privi di progetto, acquisire dati trasparenti e chiari dalle amministrazioni".
Infine il presidente del Consiglio ha difeso la misura del Reddito di Cittadinanza, realizzato nel suo primo governo: "Il Reddito di cittadinanza non va valutato in un lasso temporale così breve -ha sostenuto- direi che va valutato in un periodo molto più lungo".