Superbonus, Unicredit riapre alla cessione dei crediti d’imposta
Il gruppo bancario Unicredit ha deciso che la banca ricomincerà ad acquistare i crediti d'imposta dalle famiglie e le aziende che hanno utilizzato bonus edilizi negli ultimi anni, incluso il superbonus 110%. Si tratta del primo grande istituto di credito che annuncia una decisione di questo tipo, quando il blocco delle cessioni procede da mesi – almeno da quando, a metà febbraio, il governo Meloni ha fermato le cessioni con il decreto superbonus. Nelle ultime settimane, l'esecutivo ha detto più volte che sta cercando un modo per far ripartire le cessioni.
Unicredit porrà delle precise condizioni ai suoi clienti: i crediti devono essere riferiti a spese sostenute nel 2022, e devono essere tra i 10mila e i 600mila euro. Sarà necessario presentare anche tutta la documentazione relativa al bonus, con attestazioni, asseverazioni e visto di conformità per gli interventi. Infine, il margine di guadagno della banca: per il superbonus, ogni 100 euro di credito d'imposta ne verranno pagati 85,80 (considerando che il bonus copre il 110% della spesa, si parla di 94 euro circa ogni 100 euro spesi per i lavori), mentre per altri bonus (manutenzione, barriere architettoniche) il pagamento previsto è più basso.
Entro questi paletti, chi ha terminato i lavori e ora non ha liquidità potrà recuperare i propri soldi in modo più rapido, che si tratti di un'azienda che ha effettuato lo sconto in fattura, oppure di una famiglia che ha pagato il costo dei lavori. In entrambi i casi, la cessione dei crediti è un'alternativa per chi non può scalare la cifra dalle proprie tasse perché è troppo alta.
La banca ha comunicato che, dopo aver comprato i crediti, li cederà poi nuovamente, ad altri attori del mercato. Ci sarebbero già diversi accordi stipulati, in questo senso. Così, la banca non si assumerà direttamente il rischio dei crediti – che vengono pagati nel corso di anni dallo Stato – ma li passerà ad altre aziende.
Dl Superbonus alla Camera, opposizioni e artigiani: "Sui crediti d'imposta non c'è nulla"
Oggi alla Camera è proseguito il dibattito sul decreto Superbonus, che verrà votato domani dopo il voto sulla fiducia dello scorso giovedì. Le modifiche principali dovrebbero essere confermate: tra queste, la proroga del superbonus al 110% fino al 30 settembre per le villette unifamiliari (se i lavori erano stati completati al 30% entro il 30 settembre 2022) e possibilità di ‘spalmare' i crediti d'imposta su dieci anni, ma anche il via alla cessione dei crediti per i bonus barriere architettoniche e per il sismabonus, oltre che per l'edilizia popolare e le onlus.
Oggi l'Aula ha approvato due ordini del giorno. Uno della Lega per chiedere al governo di "valutare l'opportunità di riconsiderare l'impianto normativo del sistema dei bonus edilizi a partire dal 2024", e uno dell'Alleanza Verdi-Sinistra per chiedere di "reintrodurre nel primo provvedimento utile la cessione del credito o lo sconto in fattura per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici (escludendo le tecnologie alimentate con fonti fossili) per le abitazioni principali di cittadini a reddito basso".
Per quanto riguarda la cessione dei crediti e le misure per spingere le banche e gli istituti di credito a ripartire con gli acquisti, però, nel decreto Superbonus c'è poco. Luigi Marattin, deputato di Italia viva, ha detto ad Adnkronos che il govrno ha "gestito malissimo la partita" del superbonus con delle scelte "cialtronesche", quando per far ripartire il mercato degli acquisti dei crediti avrebbe dovuto "consentire alle banche la compensazione dei crediti di imposta tramite gli F24 della clientela".
Per il Movimento 5 stelle, il decreto "esce migliorato dalle Camere" dato che resta "la possibilità di scegliere tra la cessione del credito e lo sconto in fattura per gli interventi edilizi di Iacp e onlus e agli interventi in materia di sisma bonus e sulle abitazioni delle aree colpite da calamità naturali". Ma sui crediti bloccati il problema "va avanti da mesi" e "non possiamo accontentarci di un semplice impegno a trovare una soluzione".
Anche la Confederazione nazionale dell'artigianato si è espressa negativamente sul decreto, per quel che riguarda i crediti d'imposta: non c'è "alcuna risposta", ha dichiarato la Cna in una nota. Lo Stato "non può abbandonare le imprese che hanno anticipato ai clienti un beneficio economico previsto dalla legge. Al riguardo non è ipotizzabile che la soluzione all'emergenza arrivi da iniziative private soprattutto con riferimento all'urgenza dei tempi".