Superbonus, decreto non aiuta i redditi bassi, Ance: “Così si chiude solo lo 0,16% dei lavori”
Alla Camera in commissione Finanze si sono tenute le audizioni sul decreto del 29 dicembre 2023 in tema di Superbonus. Oggi, giovedì 18 gennaio, scade il termine per presentare gli emendamenti, che potrebbero apportare modifiche al provvedimento. Il decreto è poi atteso in Aula il 29 gennaio.
Secondo gli ultimi dati del monitoraggio dell'Enea, al 31 dicembre 2023, il 15% dei lavori nei condomini ammessi al Superbonus 110% doveva ancora essere ultimato. L'Associazione nazionale costruttori edili (Ance), sentita in audizione, ha lanciato nuovamente l'allarme: a fronte di circa 10 miliardi di euro di lavori da terminare nei condomini, sono stati calcolati 40mila cantieri condominiali ancora aperti, per un totale di circa 350mila famiglie coinvolte e un valore di contratti pari a 28 miliardi di euro. Fanpage.it ha contattato la presidente di Ance, Federica Brancaccio, che ha spiegato le proposte avanzate dall'associazione al governo.
Cosa non va nel decreto del governo sul Superbonus?
Il provvedimento varato non va nella direzione da noi auspicata, perché come Ance chiedevamo delle misure che potessero far chiudere in maniera ordinata quei cantieri che erano al traguardo, che avevano bisogno magari di due o tre mesi per essere ultimati. Non parliamo chiaramente di quelli che erano in una fase iniziale, ma di quelli a cui mancava, per intenderci, solo il montaggio degli infissi o delle caldaie. Non ci sembra che la soluzione individuata dal governo possa risolvere i problemi che temiamo, e cioè i contenziosi tra condomini e imprese, e i lavori che rischiano di rimanere incompiuti.
Avete stimato 40mila cantieri condominiali ancora non completati, per un totale di circa 350mila famiglie coinvolte. Come si dovrebbe intervenire?
Con le proposte che abbiamo portato in audizione, che prevedono una proroga di due o tre mesi per quei cantieri che fossero almeno oltre il secondo Sal, quindi oltre il 60% dei lavori eseguiti, secondo le nostre stime, la situazione si potrebbe risolvere almeno per 20-25mila cantieri e più di 220mila famiglie. Con il decreto del governo invece non si riusciranno a evitare le criticità, i condomini che non hanno la possibilità o la volontà di coprire quel 30% andranno in contenzioso con le imprese. Il rischio che rimangano tanti cantieri non completati insomma è grosso, con l'aggravante che oltre ad avere scheletri urbani per le nostre città ci saranno i tribunali intasati.
Avete proposto a questo punto al governo due strade, alternative.
Ad oggi, allo stato attuale, chiediamo di nuovo una proroga, di due o tre mesi, per ultimare quei cantieri che sono arrivati a un livello di avanzamento dei lavori oltre il 60%. Oppure, in alternativa, si deve consentire, almeno fino a fine febbraio, di poter fatturare tutti i lavori eseguiti fino alla data di conversione del decreto ancora con la misura del 110, per diminuire quella quota che andrebbe al 70%. La prima soluzione a noi sembra la più semplice.
C'è la possibilità che le vostre proposte confluiscano in uno degli emendamenti al decreto?
Ci auguriamo di sì, ma al momento non posso darle una risposta certa. Anche prima che venisse emanato il decreto legge 212 del 29 dicembre erano stati presentati in legge di Bilancio degli emendamenti in tal senso.
Per le famiglie a basso reddito, sotto la soglia dei 15mila euro, la norma fa riferimento al Fondo per gli incapienti, per l'erogazione di un contributo. Qual è il problema in questo caso?
Anche in questo caso pensiamo che l'intervento del governo non sia risolutivo. In primo luogo perché la soglia è decisamente bassa. Il secondo motivo è che il Fondo a disposizione, con una dotazione complessiva di circa 16 milioni, se venisse utilizzato integralmente coprirebbe appena lo 0,16% dei lavori in corso. Il terzo motivo è che quelle famiglie dovrebbero comunque anticipare i soldi, e con una soglia di 15mila euro mi pare difficile che riescano a farlo. Poi dovrebbero andare a chiedere il contributo a copertura di quest'anticipazione. Ci sembra davvero un'agevolazione molto poco utilizzabile. Anche perché in un condominio è difficile che ci si metta d'accordo, prevedendo che qualcuno paghi e qualcun altro no.
A novembre, dai dati a vostra disposizione risultava che il ritorno immediato per lo Stato, come gettito, contributi, Iva, calcolato su casi reali, cioè su lavori eseguiti con il Superbonus, è stato del 42-43%. In questi ultimi due mesi è cambiato qualcosa?
Non è cambiato nulla, confermiamo il risultato di quell'analisi. E tra l'altro questa percentuale corrispondeva anche allo studio dei Commercialisti sull'impatto del Superbonus sulle casse dello Stato. Secondo il documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili l'effetto fiscale indotto dagli investimenti correlati al Superbonus 110% è pari al 43,3% del costo lordo per lo Stato.