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Superbonus, Confindustria contro lo stop del governo. Giorgetti: “Misura a effetto allucinogeno”

Confindustria sottolinea come, rispetto al Superbonus, il brusco stop del governo alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura stia pesando sulle imprese. Il ministro dell’Economia Giorgetti, da parte sua, ha detto: “I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno”.
A cura di Annalisa Girardi
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Ci sono "considerazioni imprescindibili" da fare sul Superbonus, ad esempio a partire dagli ultimi dati dell'Istat che parlano di un defict lievitato all'8% nel 2022 anche per effetto dei bonus edilizi. Ma nonostante ciò, queste "non possono validare le modalità con cui è stato attuato il repentino blocco delle operazioni di sconto in fattura e cessione". È questo, in sostanza, quanto emerso dall'audizione della direttrice generale di Confindustria, Francesca Mariotti, in commissione Finanze alla Camera. "Eliminare out court, e senza un ragionevole spazio transitorio, le forme di utilizzo alternative alle detrazioni ha minato l’affidamento, la capacità di programmazione e lo spazio di investimento di tutti gli operatori coinvolti", ha affermato, parlando di "modifiche dirompenti" del governo di Giorgia Meloni.

Sul Superbonus, insomma, non si esaurisce lo scontro. Le imprese continuano a chiedere al governo soluzioni sostenibili, mentre l'esecutivo, da parte sua, sembra intenzionato ad andare avanti per la strada tracciata. "Avevano creato un caos. I bonus edilizi avevano creato un effetto allucinogeno. È come quando uno dipende da una droga: ne chiederà sempre di più. Allora devi interromperla e semmai gli dai il metadone", ha commentato il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, in un colloquio con il Corriere della Sera.

Che, facendo riferimento agli ultimi dati Istat e parlando del deficit registrato nell'ultimo anno, ha detto: "Un'ottantina di miliardi riguardano il Superbonus e il bonus facciate al 90%. Un'altra trentina di miliardi di crediti d'imposta arrivano da incentivi edilizi più tradizionali che non sono entrati nel deficit perché non cedibili. Ma entreranno, via via che i beneficiari pagheranno meno tasse. Ahimè quei 110 miliardi di crediti qualcuno li dovrà pagare". Giorgetti, spiegando che l'impatto sul debito pubblico è inevitabile, ha concluso: "Si era creata un'illusione. Certi cittadini e certe imprese hanno iniziato a dare per scontato che lo Stato avrebbe pagato subito a tutti l'intero costo dei lavori, non a rate in cinque anni. Ma questo non è mai stato un diritto. Abbiamo dovuto riportare un po' di ordine, mi pare che tante persone abbiano capito".

Da parte sua, invece, Confinustria ha chiesto di "garantire lo smaltimento tramite cessioni dell’ampio stock di crediti già maturati, il cui ammontare è stimato in circa 19 miliardi di euro", dando la propria "disponibilità a fare la propria parte, tramite piattaforme affidabili e certificate, nelle operazioni di acquisto di crediti delle imprese fornitrici prive di adeguata capienza fiscale".

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