Superbonus 110%, su proroga e sblocco crediti di imposta nessuna soluzione: cosa succede adesso
Il governo fa melina sul Superbonus 110%. A nulla sono serviti fino ad ora gli appelli di Ance, famiglie e imprese, che chiedono un intervento risolutivo sui crediti incagliati, e che invocano un prolungamento della misura oltre la scadenza già fissata del prossimo 31 dicembre, per poter chiudere i lavori nei 20mila cantieri, al momento fermi.
È saltata la proroga del Superbonus 110% per i condomini nel decreto Asset, con la bocciatura in particolare di un emendamento di Forza Italia – che avrebbe introdotto un prolungamento di 6 mesi oltre la data del 31 dicembre "a condizione che, alla medesima data del 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell'intervento complessivo" – e di un emendamento del M5s, che chiedeva a sua volta una proroga fino al 30 giugno 2024. Al momento non ci sono notizie di uno slittamento della scadenza del provvedimento, che l'esecutivo è intenzionato a non rinnovare.
Eppure il governo la scorsa settimana, durante l'ultima seduta delle commissioni riunite Ambiente e Industria al Senato, ha dato l'ok a un ordine del giorno di Forza Italia, non vincolante, in cui si impegna "a valutare di adottare disposizioni volte a estendere di almeno tre mesi il termine di applicazione del Superbonus in caso di interventi già avviati il 17 febbraio 2023 riguardanti interi condomini o mini condomini in mono proprietà di persone fisiche, anche prevedendo la condizionalità di aver svolto almeno il 30 per cento dei lavori entro il 31 dicembre 2023".
È chiaro che si tratta di un impegno scritto sulla sabbia, che non assicura una effettiva presa in carico del dossier da parte del governo. Ma è altrettanto evidente che c'è un atteggiamento contraddittorio all'interno della maggioranza, visto che il ministro leghista dell'Economia Giorgetti ha dichiarato nelle scorse settimane che "Non è intenzione del governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute".
Proroga Superbonus 110%, quali sono gli scenari
Ma quante possibilità ci sono oggi che il governo decida uno silittamento della scadenza della misura? Tolto il decreto Asset, che non contiene appunto la proroga, resterebbe la legge di Bilancio, anche se nella Nadef non c'è alcun riferimento che vada in questa direzione. Oppure il provvedimento potrebbe essere inserito in una delle leggi di conversione disponibili da qui al 31 dicembre 2023.
Il problema è lo sblocco dei crediti di imposta
Il Superbonus 110% è un bonus straordinario di detrazione fiscale del 110%, che dovrebbe finire nel 2023: senza interventi del governo tutti i condomini, a partire da gennaio 2024, passeranno da una percentuale del 90% (o del 110, se avevano approvato i lavori e presentato la Cilas entro il novembre del 2022) a una del 70%.
Il problema principale però non è il prolungamento del Superbonus al 110%, ma soprattutto lo sblocco dei crediti di imposta. "Se si sbloccasse il problema dei crediti di imposta, le imprese che stanno facendo i lavori riuscirebbero a chiuderli entro sei mesi. Si parla di Superbonus, ma in realtà si colpisce lo strumento della circolazione dei crediti di imposta", ha spiegato Agostino Santillo, vicecapogruppo M5s alla Camera e coordinatore del comitato Infrastrutture del M5s, a Fanpage.it.
"La circolazione del credito di imposta significa che quella detrazione fiscale, generata da qualsiasi bonus edilizio, incluso il Superbonus, può diventare un credito di imposta per un altro soggetto, che può comprare questa detrazione fiscale, e sua volta può rivenderla ad un altro soggetto. Oggi noi abbiamo il problema di cantieri fermi per un problema legato proprio alla circolazione dei crediti di imposta. Magari una proroga arriverà, viste le pressioni di Forza Italia, anche se nella Nadef non c'è alcun riferimento a questa possibilità", ha spiegato Santillo. Ma ci sono 350mila famiglie sull'orlo del precipizio, secondo i dati Ance, e se non si risolve il problema dei crediti di imposta la proroga di per sé non serve a nulla.
Il ministro Giorgetti a luglio aveva annunciato un decreto legge ad hoc, focalizzato esclusivamente sul disincaglio dei crediti di imposta, che sarebbe dovuto arrivare a fine agosto o ai primi di settembre. Il ministro ne aveva parlato a un incontro con la delegazione del movimento degli esodati, accompagnata del leader del Movimento 5 stelle, Giuseppe Conte, e aveva promesso soluzioni mirate e selettive per venire incontro alle istanze dei cittadini, imprese e professionisti rimasti con crediti bloccati o senza possibilità di cessione. Ma poi quelle promesse non si sono tradotte in fatti.
Il governo mesi fa aveva anche parlato della possibilità di creare una piattaforma, che avrebbe permesso di smaltire tutti i crediti incagliati. "È in corso l'elaborazione di un sistema, una specie di piattaforma, che dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l'arretrato", aveva annunciato Giorgetti mesi fa. Sembrava in un primo momento che potesse entrare in gioco Enel X. Era stato l'amministratore delegato di Enel X, Francesco Venturini a spiegare l'operazione, parlando di un "un veicolo finanziario che acquisti i crediti fiscali, certificati come certi, liquidi ed esigibili da un primo cessionario, ed esegua un ponte per cedere nuovamente tali crediti a terzi secondo il loro calendario di scadenze fiscali, affinché ne abbiano un vantaggio diretto ed immediato". In pratica la piattaforma di Enel X avrebbe dovuto avere funzione di veicolo per l'acquisto delle somme bloccate nei cassetti fiscali di contribuenti e imprese e fare da ponte nei confronti di soggetti terzi. La piattaforma era attesa per settembre, ma al momento però tutto tace, e della piattaforma non si sono avute più notizie.
"Ma anche se venisse realizzata una piattaforma, questo non basterebbe, perché il problema non è far comprare i crediti di imposta a qualcuno che li vuole acquistare, il problema è che il soggetto che li compra poi non può venderli, con il meccanismo della circolazione dei crediti di imposta. Se un soggetto ha già la sua capienza fiscale piena non comprerà i crediti", ha sottolineato Santillo.
Il M5s al dl Asset al Senato aveva proposto un emendamento in cui si chiedeva una proroga dell'agevolazione edilizi di sei mesi, per dare la possibilità a chi ha lavori in corso, con un stato di avanzamento al 30%, di finirli (non si parlava quindi di nuovi cantieri), e un altro emendamento per sbloccare i crediti di imposta, visto che le due questioni sono strettamente connesse. Entrambi sono stati bocciati.