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Superbonus 110%, nessuna proroga per i condomini: perché e cosa succede adesso

Il governo Meloni ha bocciato tutte le proroghe al Superbonus 110% per i condomini. Le spese effettuate a partire dal 1 gennaio 2024, quindi, avranno uno sconto fiscale del 70% invece che del 90%. Il motivo è che il governo ritiene il Superbonus dannoso per i conti pubblici, anche se resta da risolvere la questione dei crediti incagliati.
A cura di Luca Pons
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Alla fine, per il Superbonus 110% non arriverà nessuna proroga per i condomini. A meno che il governo Meloni non cambi completamente idea nei prossimi tre mesi, nel 2024 il bonus per i condomini passerà dal 90% al 70%. In Parlamento, infatti, la maggioranza ha bocciato tutti gli emendamenti che chiedevano un rinvio delle scadenze, anche quelli di Forza Italia.

La proposta di FI era che il Superbonus per i condomini fosse prorogato di sei mesi, fino al 30 giugno 2024, ma solo per quei palazzi in cui lavori erano completati almeno al 30% entro il 31 dicembre 2023. Questi avrebbero potuto continuare a usufruire del bonus al 90% (o al 110%, se avevano approvato i lavori e presentato la Cilas entro il novembre del 2022). Invece, così non sarà e per le spese dell'anno prossimo l'unica aliquota del bonus sarà del 70%.

Perché il governo Meloni ha deciso di non prolungare il Superbonus per i condomini

Alla fine dunque il governo ha scelto di mantenere la linea dura sul bonus edilizio, che in più occasioni è stato attaccato dagli esponenti dell'esecutivo come causa principale del dissesto dei conti pubblici italiani. "Il motivo per cui il debito pubblico non diminuisce come auspicato", ha detto il ministro dell'Economia Giorgetti nella conferenza stampa in cui ha presentato la Nadef, "è il conto da pagare dei bonus edilizi, in particolare il Superbonus. Sono i famosi 80 miliardi, ahimé in aumento, in quattro comode rate".

La stima per l'indebitamento dell'Italia nel 2023 è salita dal 4,3% del Pil al 5,3% del Pil, principalmente a causa dei bonus edilizi. Il governo quindi ha deciso di tagliare corto ed evitare proroghe, anche se c'è il rischio che per i cantieri già aperti ci saranno problemi con i pagamenti, a causa dello ‘sconto' fiscale che per le spese sostenute dal gennaio 2024 scenderà dal 90% al 70%. Questo avrebbe comunque dovuto avvenire, stando alla legge, ma negli ultimi anni il superbonus è stato spesso soggetto a proroghe e revisioni all'ultimo, cosa che ha reso difficile calcolare con certezza in anticipo i costi per famiglie e aziende.

Cosa succede ai crediti incagliati

Ora l'esecutivo deve ancora affrontare il principale problema contabile sul tavolo: quello dei crediti incagliati. Il tema riguarda quelle aziende e famiglie che hanno fatto dei lavori, hanno accumulato i crediti fiscali che gli spettavano per il Superbonus, ma non possono detrarli tutti direttamente dall'Irpef, solitamente perché non hanno un reddito abbastanza alto.

Quindi vorrebbero venderli, ad esempio, a delle banche che gli diano i soldi subito e poi riscuotano con il tempo dallo Stato. Per un certo periodo è stato possibile farlo, ma molte banche e altri istituti hanno smesso di comprare questi crediti perché le condizioni non erano convenienti e c'era il rischio di andare in perdita, perciò ora questi sono "incagliati", in mano a famiglie e imprese che non sanno cosa farne.

Se il governo non dovesse trovare una soluzione, molte persone potrebbero perdere i soldi che gli erano stati promessi con l'esenzione del 110%. Nonostante l'ostilità verso la misura, l'esecutivo continuerà quindi a lavorare sul tema anche nei prossimi mesi. Sono allo studio delle misure per "consentire la verifica della bontà dei crediti ancora in possesso dei cittadini, che dovrebbero contribuire a rimuovere gli ostacoli alla cessione", ha dichiarato il ministro Giorgetti alla Camera il 13 settembre.

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