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Superbonus 110, le ultime notizie

Superbonus 110%, nel 2024 sanatoria e contributo per redditi bassi: le novità per chi ha lavori in corso

Il nuovo decreto del governo Meloni stabilisce che il Superbonus resterà al 110% solo per le spese asseverate entro il 31 dicembre 2023. Nessuna proroga al 2024, ma una mini sanatoria per chi non riesce a fare il doppio salto di classe energetica, e un sostegno per chi ha un reddito basso e passerà allo sconto del 70%, dovendo pagare il restante 30% di tasca sua.
A cura di Luca Pons
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Non ci sarà nessuna proroga per il superbonus 110% nel 2024. Questo è il dato di fatto che emerge dal testo del decreto che il governo Meloni ha approvato ieri. Il rimborso del 110% si applicherà però a tutte le spese effettuate per lavori asseverati entro il 31 dicembre 2023. L'anno prossimo, lo sconto scenderà al 70% e riguarderà solo i condomini (dal 2024 scade anche l'ultima proroga per le villette unifamiliari). Poi nel 2025 l'aliquota scenderà ancora al 65%, e dall'anno successivo la misura terminerà. Queste aliquote sono sempre riferite a quei cantieri in cui l'immobile sale di due classi energetiche: in caso contrario, non si può applicare lo sconto del Superbonus.

Va ricordato che si tratta di un decreto legge, quindi dovrà passare da Camera e Senato prima di diventare definitivamente una legge. Insomma, alcuni dei dettagli potrebbero ancora cambiare, soprattutto se Forza Italia continuerà la sua pressione sulla misura. Per il momento, però, sembra che il governo abbia raggiunto un compromesso al suo interno. Nessuna vera proroga per il bonus l'anno prossimo, neanche per i lavori in corso, ma alcune misure per cercare di ‘normalizzare' la situazione nei cantieri ancora aperti.

Nessuna proroga per il Superbonus 110%, come cambia nel 2024

Come detto, la prima misura è che saranno agevolati al 110% tutti i lavori per i quali risulta almeno uno Stato avanzamento lavori (Sal) al 31 dicembre 2023. I lavori non dovranno solo essere fatturati, ma anche asseverati e registrati sulla piattaforma Enea, prima della fine dell'anno. A queste condizioni, lo Stato si impegnerà a rimborsare il 110% dei costi. Altrimenti, scatterà il calo al 70%, e le famiglie saranno chiamate a pagare di tasca loro il 30% dei lavori: in questo caso, è facile immaginare che potrebbero scattare contenziosi, con accuse di ritardi all'azienda che ha gestito i lavori.

Chi riceve la sanatoria anche se non chiude i lavori

La seconda agevolazione, una sorta di sanatoria, riguarda coloro che decideranno di interrompere i cantieri o ridurre i lavori. Prima, chi non chiudeva i lavori, o li completava senza aver effettuato un salto di due classi energetiche (dalla classe F alla D, o dalla classe C alla A, per esempio), avrebbe dovuto restituire i soldi già ottenuti all'Agenzia delle Entrate. Invece, ora il Fisco non chiederà i soldi indietro anche se si manca questo obiettivo.

La misura si rivolge a chi ha utilizzato lo sconto in fattura o la cessione del credito, sulla base di Sal effettuati fino al 31 dicembre. Sembra un invito a evitare contenziosi tra i committenti e le aziende, laddove i lavori sono ancora in corso. Resta la responsabilità solidale, invece, se c'è concorso nella violazione con dolo o colpa grave.

Chi può avere il contributo per redditi bassi e quanto vale

Resta comunque il fatto che nei cantieri ancora aperti tutti i lavori effettuati nel 2024 potranno avere al massimo un rimborso del 70%. Insomma, le aziende dovranno chiedere ai proprietari degli immobili di pagare il 30% dei lavori di tasca propria, anche se questi non lo avevano preventivato. Nel complesso, si parla di miliardi di euro: al 30 novembre 2023, c'erano ancora 12,8 miliardi di euro di lavori da realizzare, secondo il più recente bollettino Enea.

Qui interviene la terza misura decisa dal governo: il contributo per i redditi bassi. La decisione è stata rivendicata da Forza Italia, e porterà a un intervento dello Stato per tutelare alcuni committenti, anche se ci sono degli aspetti ancora da chiarire. Stando al decreto, tutti coloro che hanno un reddito di riferimento inferire a 15mila euro potranno avere un contributo statale per aiutare a coprire quel 30% dei costi, per tutte le spese effettuate dal 1° gennaio al 31 ottobre 2024. Il requisito del reddito però si calcola con il quoziente familiare, ovvero con la somma dei redditi familiari: quindi ad esempio la soglia sale a 30mila euro per una coppia, a 37.500 euro per una coppia con un figlio e a 45mila euro per una con due figli. L'altra condizione per ottenere questo contributo, è che sia stato effettuato un Sal al 60% entro il 31 dicembre 2023.

Il dl però non stabilisce diverse informazioni importanti, che saranno decise più avanti, con un decreto del ministero dell'Economia. Ad esempio, di quanto sarà questo contributo. I soldi saranno presi da un fondo dedicato, che al momento ha appena 16,4 milioni di euro al suo interno, anche se il governo potrebbe decidere di aumentarne la disponibilità. E non è ancora chiaro neanche in che modo l'Agenzia delle Entrate erogherà il sostegno. Sarà un credito d'imposta, da scalare dall'Irpef? Questo potrebbe mettere in difficoltà chi ha un reddito più basso. Anche se si trattasse di un'erogazione a fondo perduto, con i soldi depositati direttamente sul conto corrente, sembra difficile che i fondi basteranno per coprire effettivamente tutta la quota mancante dei lavori da pagare.

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