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Superbonus 110, le ultime notizie

Superbonus 110%, cosa cambia ora che Poste Italiane ha fermato la cessione dei crediti d’imposta

Poste Italiane segue l’esempio di molti altri istituti di credito e smette di aprire nuove procedure di cessione dei crediti per bonus edilizi. Una normativa incerta e la grande quantità di crediti già acquistata potrebbero essere tra i motivi. Il governo promette: “Troveremo soluzione per le imprese”.
A cura di Luca Pons
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Poste Italiane ferma il servizio di acquisto dei crediti d'imposta dei bonus edilizi, per quel che riguarda l'apertura di nuove pratiche. Proseguiranno le pratiche in lavorazione e da completare. La decisione, comunicata ieri sul portale online dell'azienda, era prevedibile e mette Poste in linea con molte delle principali banche sul mercato: era rimasto uno degli ultimi enti che accoglieva ancora nuove pratiche di cessione dei crediti.

Non ci sono spiegazioni ufficiali sul perché si sia fermato l'acquisto di crediti legati al Superbonus 110% e agli altri bonus del settore edilizio, ma probabilmente uno dei motivi è l'incertezza normativa. Nelle ultime settimane, cinque sentenze della Cassazione – tra cui una legata a un ricorso fatto proprio da Poste – hanno consolidato delle prassi che penalizzano i soggetti che decidono di acquistare crediti: nel caso di una procedura per sospetto di frode, gli enti dell'Amministrazione finanziaria possono sequestrare preventivamente i crediti, danneggiando quindi chi li ha comprati. In più, nei mesi scorsi Poste Italiane aveva fissato un limite per i propri acquisti: 9,5 miliardi di euro. È possibile anche che si sia arrivati vicini a questa soglia.

Il sottosegretario all'Economia, Federico Freni, già ieri affermava di voler intervenire sul tema: "C’è una sola cosa che non possiamo più accettare: che ci siano imprese con cassetti fiscali pieni di crediti che non riescono a scontare. Ci sarà un nuovo intervento sui crediti, qualcosa per sbloccarli in modo definitivo".

Delle misure a riguardo saranno probabilmente previste nella legge di bilancio, il cui arrivo in Parlamento è previsto nei prossimi giorni. "La normativa cambia ogni mese e mezzo, non ce lo possiamo più permettere", ha detto ieri Freni, "troveremo una soluzione per dare respiro a queste imprese, ma questo respiro non può essere un bagno di sangue per le casse dello Stato". Il governo interverrà anche sulla percentuale del superbonus: è probabile che venga abbassata al 90%.

Nel frattempo, come certifica il report mensile di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), i lavori effettuati con il superbonus sono tornati ad aumentare ad un ritmo in linea con quello dei mesi precedenti: circa 20mila nuove asseverazioni (cioè certificazioni) sono state presentate, con un aumento degli investimenti di 3,8 miliardi di euro. Dato che le detrazioni fiscali coprono il 110% dei costi, equivalgono a circa 4,2 miliardi di euro dalle casse dello Stato.

Nel complesso, gli investimenti che accedono al bonus toccano i 55 miliardi di euro, che fanno in totale poco più di 60 miliardi di euro di detrazioni, a fine lavori. Queste detrazioni creeranno un credito fiscale per le imprese, che però faticheranno a trovare chi lo possa comprare a meno di interventi del governo in questo ambito. Si tratta, probabilmente, degli ultimi mesi in cui il superbonus seguirà queste meccaniche: l'esecutivo dovrebbe sostituirlo con un bonus con una percentuale più bassa (il sottosegretario Freni ha detto che "il 90% è più di un'ipotesi"), che includa di nuovo anche le villette unifamiliari, ma con un possibile limite di reddito.

Nella mattina di oggi era circolata la notizia che anche Banca Intesa avesse iniziato a non accettare nuove richieste di cessione del credito fiscale per i bonus edilizi. L'istituto bancario, però, ha smentito, dicendo che, anzi, "sta coinvolgendo le imprese per ampliare la propria capacità fiscale".

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