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Suocera e moglie di Soumahoro arrestate, le carte: due milioni spesi in gioielli, alberghi e ristoranti

Nelle carte dell’inchiesta che ha portato all’arresto ai domiciliari per la suocera e la moglie del deputato Soumahoro ci sono migliaia di transazioni bancarie: quasi due milioni di euro di fondi pubblici destinati all’accoglienza dei migranti sarebbero stati usati per alberghi, vestiti, gioielli, ristoranti o trasferiti all’estero.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Hotel di lusso, gioielli, ristoranti, vestiti firmati. Scorrendo le migliaia di transazioni bancarie riportate nelle carte dell'inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari per la moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, Liliane Murekatete, e la suocera Marie Therese Mukamitsindo, si trova veramente di tutto. Con le carte prepagate intestate alla cooperativa Karibu, le due donne avrebbero acquistato e pagato – dal 2017 in poi – praticamente qualsiasi cosa. Il problema è che quei soldi erano fondi pubblici destinati all'accoglienza dei migranti, che nel frattempo venivano ospitati in pessime condizioni nei centri della cooperativa. Il buco è enorme: si parla di quasi due milioni di euro.

La procura ha ordinato il sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta del denaro per un valore corrispondente al profitto per l'importo complessivo di 1.942.684,18 euro nei confronti della Karibu e di Mukamitsindo. Per la moglie del deputato, invece, il sequestro disposto è di 1.037.161.46 euro. Nelle carte, che Fanpage.it ha potuto visionare, si legge:

Si evidenziano bonifici verso l'estero per euro 472.909,41 negli anni 2017/2022, utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu, ma adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi quali euro 93.976,99 nell'anno 2017, euro 208.394,92 nell'anno 2018, euro 49.946,48 nell'anno 2019, euro 13.803,40 nell'anno 2020, euro 2.177,16 nell'anno 2021.

Secondo la procura, oltre alle spese in oggetti di lusso, alberghi e ristoranti, gran parte di questi soldi sarebbero stati riciclati all'estero, perché girati su conti correnti in Belgio, Portogallo e Ruanda. Si parla, inoltre, di un "collaudato sistema fraudolento fondato sull'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti", non solo "con la specifica finalità evasiva", ma anche "per giustificare, in sede di rendicontazione, la richiesta di finanziamenti alla direzione centrale del sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati".

Ma c'è anche un altro aspetto, sottolineato più volte nelle carte della Procura di Latina: i soldi venivano dirottati su altri fini, ben meno nobili, e tolti alle strutture che ospitavano i migranti, che nel frattempo vivevano in una condizione di estrema criticità. La descrizione è impietosa: alloggi fatiscenti, sovraffollamento, igiene carente, mancata derattizzazione e deblattizzazione, presenza di muffa, insufficienza di cibo e molto altro. Un quadro spaventoso, in tutti i sensi.

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