Sulle pensioni Salvini è pronto a spacciare per un successo il ritorno a Quota 103 di Draghi
La legge di bilancio dovrebbe arrivare in Senato nel weekend o al massimo lunedì prossimo. Il condizionale però è d'obbligo, dato che nessuno ha ancora letto un testo definitivo della manovra, formalmente approvata in Consiglio dei Ministri, il 17 ottobre scorso. Per ora sono circolate solo bozze provvisorie, che però sono bastate a innescare uno scontro interno alla maggioranza, su uno dei capitoli più sensibili: quello delle pensioni.
Già nella conferenza stampa a seguito del Cdm che ha dato il via libera alla Manovra, il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti aveva detto che per il pensionamento anticipato i criteri sarebbero diventati molto più restrittivi. Inoltre, il ministro aveva annunciato l'innalzamento dell'età per l'uscita dal lavoro, con il passaggio da quota 103 (62 anni + 41 di contributi) a quota 104 (63+41).
Le promesse tradite di Salvini
Un intervento di segno completamente opposto, rispetto a quanto promesso dal centrodestra nel corso della campagna elettorale, in particolare dalla Lega, il partito di appartenenza di Giorgetti. Il Carroccio infatti si era posto come obiettivi il definitivo superamento della legge Fornero e la possibilità di andare in pensione per tutti con 41 anni di contributi, a prescindere dall'età.
Quando poi sono iniziate a circolare le bozze provvisorie delle manovra, si è scoperto che la stretta sulle pensioni avrebbe coinvolto molti altri aspetti. Oltre a quota 104, si prospettava, tra l'altro, un aumento delle penalizzazioni per chi lascia il lavoro prima del limite di 67 anni, previsto dalla Fornero; parametri più stringenti del passato per Ape Sociale e Opzione Donna; l'allungamento delle cosiddette finestre di uscita, cioè il tempo che chi ha raggiunto i requisiti deve aspettare, prima di poter effettivamente ritirarsi dall'impiego.
A questo punto, i malumori della Lega sono esplosi, prima nei retroscena e poi pubblicamente. Il 25 ottobre il capogruppo leghista alla Camera Riccardo Molinari ha detto che sulle pensioni: "Rispetto a quanto scritto nelle bozze, si può fare molto meglio". E il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa ha rincarato: "Dobbiamo trovare una soluzione per uscire dalla legge Fornero, vediamo se c'è una possibilità in questa Manovra".
La trattativa sulle pensioni
Ma Giorgetti sarebbe disposto a venire incontro alle richieste del suo partito, nonostante il fiato corto dei dei conti pubblici? Intercettato da Fanpage.it all'uscita del Senato, il ministro ha chiesto di aspettare il testo ufficiale della legge di Bilancio che, come detto, a quasi due settimane dall'approvazione in Consiglio dei Ministri ancora non c'è. Una nota del ministero dell'Economia ha invitato a diffidare di "bozze non definitive, non diffuse da Mef e dunque da ritenersi non attendibili".
Nelle stesse ore, d'altra parte, il ministro e leader della Lega Matteo Salvini si è detto sicuro che "arriveremo a una soluzione positiva". E il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon – che per il Carroccio segue la partita sulle pensioni – ha aggiunto: "Vediamo il testo finale, io sono sempre ottimista". Un ottimismo non casuale, ma che in realtà sarebbe frutto di una trattativa per cambiare le norme, in fase avanzata. Tanto che fonti vicine a Salvini confidano possa essere chiusa già nelle prossime ore.
Segnali di un accordo vicino sono già emersi. Nell'ultima versione del testo in circolazione infatti è scomparsa un'altra delle misure più contestate dalla Lega, cioè il ripristino dell'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita, a partire dal 2025. Lo scalpo a cui punta Salvini però è soprattutto la cancellazione di quota 104 e il ritorno a quota 103, con qualche accorgimento che possa allargare la platea dei beneficiari, rispetto alla versione proposta per la prima volta dal governo Draghi e accolta da Meloni nell'ultima legge di bilancio. "Se riuscissimo a migliorare la riforma Draghi potremmo rivendicare più di un successo", spiegano fonti vicine al segretario leghista.
Il ritorno a Quota 103
Vedremo nelle prossime ore se questo sarà il punto di caduta. Rimane il dubbio se quello fra la Lega e il suo ministro dell'Economia sia stato un vero braccio di ferro o più un gioco delle parti. Non sarebbe infatti la prima volta che dal governo si fanno circolare bozze particolarmente ‘dure' su un certo tema, da usare come strumento di trattativa. Alzando molto l'asticella, infatti, Giorgetti avrebbe ottenuto di arrivare a un risultato finale non troppo annacquato.
D'altra parte, la Lega potrebbe rivendere come grande risultato, quella che sostanzialmente sarebbe solo la conferma di Quota 103, già prevista lo scorso anno. Con l'aggiunta delle altre misure restrittive previste in manovra, in tema di pensioni. A partire dalle penalizzazioni sull'assegno per chi sceglie la via dell'uscita anticipata. Di certo, alla fine di questa vicenda, saremo ancora ben lontani dalle promesse elettorali del partito di Salvini, che per ora rimangono solo un incerto obiettivo di legislatura.