Sulle armi all’Ucraina anche Meloni rallenta dopo Crosetto: “L’opinione pubblica rischia di stancarsi”
La questione dell'invio di armi all'Ucraina potrebbe diventare spinosa per la maggioranza, e anche Giorgia Meloni lo ha confermato parlando delle possibili reazioni dell'opinione pubblica. Il governo italiano dovrà presto tornare a discutere un nuovo decreto armi per l'Ucraina, l'ottavo dall'inizio della guerra e il terzo per questo esecutivo. L'annuncio è arrivato da Antonio Tajani, ministro degli Esteri, a inizio settimana. la Lega in passato ha spesso mostrato di avere qualche dubbio sulle forniture militari all'esercito ucraino, e ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto ha frenato e detto che il governo sta "ancora valutando le richieste". Anche la presidente del Consiglio, intervistata da Sky Tg24, ha misurato le parole: "Siamo sempre stati al fianco dell’Ucraina ed è quello che continueremo a fare, chiaramente compatibilmente con le richieste che arrivano, e con la necessità di non sguarnire o compromettere la nostra sicurezza".
Dall'inizio dell'invasione russa in Ucraina, l'Italia si è allineata all'Unione europea nel sostegno umanitario, economico e militare all'Ucraina. Tajani ha specificato: "Nella lista non ci sono solo armi letali, ma anche equipaggiamento, forse visori notturni, l’elenco va ancora definito con il ministro della Difesa Crosetto". Però poi proprio il ministro Crosetto ha replicato: "Tajani ha detto che si sta pensando a un ottavo pacchetto, se sarà possibile soddisfare le richieste si farà un pacchetto. Adesso le stiamo ancora valutando".
Giorgia Meloni ha poi chiarito che la questione non è solo quella delle richieste, ma anche delle scorte della Difesa italiana, con la "necessità di non sguarnire o compromettere la nostra sicurezza". Tra le richieste di Kiev c'è con tutta anche quella di missili a lungo raggio, che sono particolarmente costosi e che possono essere usati anche per colpire la Crimea. Meloni ha confermato che "il sostegno all’Ucraina rimane immutato", ma ha anche sottolineato il peso del conflitto sull'opinione pubblica.
"È evidente che la guerra genera delle conseguenze che impattano fortemente sulla nostra società", ha detto, "e che se noi non siamo bravi nell’affrontarle le opinioni pubbliche continueranno a scricchiolare. Inflazione, prezzi dell’energia, migrazione, sono tutte conseguenze del conflitto che impattando sui cittadini chiaramente generano una resistenza o rischiano di generare una stanchezza dell’opinione pubblica". Perciò, per "difendere l'Ucraina con forza" bisogna "fare attenzione a queste conseguenze. La questione è "se noi siamo capaci di frenare le conseguenze del conflitto, perché altrimenti sarà sempre più difficile gestirlo con le varie opinioni pubbliche di cittadini che soffrono le conseguenze".