Sulla strage di Cutro il governo si giustifica: “La mail alla Guardia costiera non ritardò i soccorsi”
La mail inviata alle capitanerie della Guardia costiera nell'estate 2022, che imponeva di intervenire con il soccorso in mare solo nei casi in cui veniva dichiarato un evento Sar, non avrebbe avuto alcun legame con gli eventi che nella notte del 26 febbraio 2023 portarono alla strage di Cutro: 94 persone morte in un naufragio poco distante dalle coste italiane. Questa è la giustificazione del governo Meloni, che oggi – tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – ha risposto all'interrogazione del Pd sul tema.
La mail in questione indicava che la Guardia costiera avrebbe dovuto intervenire solo seguendo alcuni "parametri", in caso di "eventi connessi al fenomeno migratorio". In particolare, si prevedeva che gli interventi dovessero avvenire "solo dichiarando evento Sar", cioè se si stabiliva esplicitamente che si trattasse di un'operazione di ricerca e soccorso. Negli altri casi, invece, sarebbe toccato alla Guardia di finanza agire. Questo perché dal "livello politico" erano state "impartite" alcune "disposizioni tattiche" sulla Guardia di finanza, che opera in mare quando bisogna eseguire operazioni di polizia.
Il ministro Ciriani ha detto che nel giugno 2022 si discuteva se la Guardia di finanza fosse autorizzata a intervenire anche al di fuori delle acque territoriali italiane, cioè oltre le 12 miglia dalla costa. Per evitare ambiguità a livello giuridico, si era quindi "deciso che le unità della Guardia di finanza si sarebbero riposizionate in modo da agire solo in acque italiane, a 12 miglia, esercitando solo monitoraggio a distanza nella restante fascia", mentre invece "la Guardia costiera avrebbe continuato a presidiare tutta l'area Sar".
La mail in questione, ha detto Ciriani, aveva lo scopo di "far conoscere alle sale operative della Capitaneria le modalità di gestione delle attività di polizia, che avrebbero potuto coinvolgere anche la Guardia costiera ma solo in modo concorsuale, senza minimamente incidere sulla funzione del soccorso e della salvaguardia della vita umana in mare". Si trattava solamente di un "riepilogo di indicazioni operative in caso di concorso in attività di polizia". Una risposta simile a quella già fornita dalla Guardia costiera stessa. Perciò, ha concluso il ministro esplicitamente: "La mail in questione non può essere collegata al tragico evento di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, le cui dinamiche sono al vaglio della competente autorità giudiziaria".
Le indagini sulla strage sono ancora in corso, e potrebbero concludersi a maggio. Secondo quanto accertato finora, comunque, ci sono aspetti che non si allineano con quanto ricostruito da Ciriani. Lo ha affermato il deputato del Pd Matteo Orfini, replicando al ministro: "Quella notte c'è una nave in difficoltà, stracarica di persone, il mare forza 4, c'è una segnalazione alle autorità italiane che è necessario di intervenire e nessuno interviene". O meglio, "non interviene la Guardia costiera, al suo posto va la Guardia di finanza che però non ha motovedette in grado di reggere il mare forza 4. E va in ossequio alle indicazioni date in quella mail, perché non era stato aperto un caso Sar. L'effetto è che muoiono 105 persone".
Infatti, proprio perché il primo intervento fu di polizia e non di soccorso, intervennero i militari della Guardia di finanza, che – a differenza della Guardia costiera – non avevano le imbarcazioni adatte: "Da un anno chiediamo verità su cosa è successo. È vero che c'è un'indagine della magistratura, ma ci sono anche le responsabilità politiche. Se da anni si criminalizzano le attività di soccorso in mare e si cerca di inibirle, prima o poi la tragedia accade. Ministro Piantedosi, lei in quelle ore diede la colpa del naufragio ai morti. Quei 105 morti ce li avete sulla coscienza", ha concluso Orfini.