Sul premierato Meloni attacca le opposizioni perché “non hanno argomenti”, Schlein: “Che pena”
Giorgia Meloni continua la carica sul premierato, la riforma della Costituzione che porterebbe all'elezione diretta del presidente del Consiglio. Il testo del disegno di legge, dopo un lungo iter in commissione, oggi ha iniziato la discussione nell'Aula del Senato. L'obiettivo è arrivare al primo voto entro le elezioni europee, che si terranno tra un mese. La premier ha partecipato a un convegno dedicato proprio al premierato, concludendo con un lungo intervento in cui ha ripercorso i meriti della riforma e ha attaccato le opposizioni che – secondo lei – non fanno critiche nel merito perché non hanno argomentazioni.
"Se ci sarà un referendum non sarà su di me", poi l'attacco a Schlein e la replica
"Spero che questa riforma possa arrivare a una maggiore condivisione, anche dialogando nel merito", ha detto Meloni. "La parola oggi è nelle mani del Parlamento. Se questa condivisione non arriverà, la parola andrà agli italiani, come prevede la nostra Costituzione". È evidente che nel caso di un referendum Meloni si spenderà molto, ma ha detto che non ha intenzione di renderlo un voto su di lei: "È un errore la personalizzazione. Questa riforma non riguarda il presente, riguarda il futuro. Non riguarda la sottoscritta, non riguarda neanche il presidente Mattarella, che viene continuamente tirato in ballo sulla vicenda". Per questo, ha insistito la presidente del Consiglio, "vale la pena di provarne a discutere nel merito, invece di personalizzare sempre tutto, anche questioni di sistema, come se fosse banale attualità".
"Oggi c'è chi dice che fermerà questa riforma ‘con il suo corpo'. Non so se sia una specie di minaccia, o se sia perché non hanno argomentazioni. Io vorrei discutere nel merito, ma quando si risponde così…", ha attaccato Meloni, riferendosi alle parole della segretaria del Pd Elly Schlein. La leader dem, interpellata dai cronisti, ha ribattuto: "Che pena le mistificazioni costanti da parte di Giorgia Meloni. I suoi attacchi non mi spaventano, faremo opposizione con tutte le nostre forze contro questa riforma pericolosa, in Parlamento facendo sentire le nostre voci e in piazza con i nostri corpi".
Per quanto riguarda gli argomenti nel merito, "li abbiamo portati all'incontro con il governo, l'unico, più di un anno fa. Il dialogo non lo hanno mai voluto. Questo governo si regge sul cinico baratto fra autonomia e premierato", ha concluso Schlein, che ha rilanciato una manifestazione di protesta il 2 giugno contro autonomia differenziata e premierato.
Meloni: "Per me fare questa riforma è un rischio, non ne avrei bisogno"
Meloni ha anche detto che portare avanti la riforma è un "rischio" per lei: "Questo è un governo solido, stabile, io non ho bisogno di fare questa riforma", aggiungendo che lo fa per seguire la sua "coscienza". Poi ha ribadito che il premierato non indebolirebbe né il presidente della Repubblica né il Parlamento: "Penso che indebolisca il trasformismo e che il trasformismo abbia indebolito le Camere e la credibilità delle istituzioni". Ad esempio, nell'ultima legislatura "abbiamo avuto due presidenti del Consiglio, nessuno dei due aveva avuto alcuna forma di legittimazione popolare. Siamo arrivati in una democrazia in cui i cittadini non scelgono il presidente del Consiglio, il programma, la maggioranza e neanche i parlamentari", perché eletti con liste bloccate.
Uno dei temi che si pone è anche quello della legge elettorale. Sul punto, Meloni ha detto di non essere contraria all'idea di reintrodurre le preferenze sulla scheda per i parlamentari, come proposto dal suo partito in passato: "Parte della debolezza del Parlamento è figlia di questo, perché cambia se dipendi dal cittadino che ti elegge o dal segretario di partito che ti indica".