Sul caos treni anche i social “condannano” il ministro Salvini
C'era una volta il Matteo Salvini "capitano" incontrastato dei social network, il politico che dettava l'agenda digitale con valanghe di foto e video postati h24 su tutte le piattaforme. Sia chiaro: il vicepremier e leader della Lega è ancora il secondo politico che produce più interazioni su Facebook, Instagram, X e TikTok, ma anche questa corona gli è stata strappata da Giorgia Meloni. Un dato su tutti: nel 2024, sui profili della presidente del Consiglio, sono arrivati ben 2,3 milioni di nuovi follower, su quelli del suo vice appena 194 mila. E questo malgrado Salvini abbia pubblicato 5.723 contenuti contro i 1.583 della premier.
Cresce il sentiment negativo nei confronti di Salvini
Il problema del capo del Carroccio non sono però solo i numeri in calo, ma il cosiddetto "sentiment negativo", ovvero l'incidenza di commenti e post che lo attaccano per il suo operato. Perché se è vero che in politica vale ancora il vecchio adagio "parlatene bene, parlatene male, basta che ne parlate", è altrettanto vero che in un tempo in cui la popolarità dei politici è molto suscettibile ai dibattiti che si creano nel mondo virtuale, per loro non è buona cosa trovarsi continuamente al centro di discussioni impopolari come aumenti di tariffe e – appunto – disservizi. Rispetto ai "fasti" del passato, Salvini paga, anche sui social, il suo ruolo di ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che lo espone a feroci critiche nei giorni in cui i disservizi del sistema ferroviario paralizzano il Paese. Sembrano lontani anni luce i tempi dei post in divisa e del "vinci Salvini", di quei perenni tour in cui girava lo Stivale in lungo e in largo, presidiando eventi di ogni tipo e manifestazioni enogastronomiche, inondando le piattaforme digitali di contenuti celebrativi e utilizzandole come principale leva della sua ascesa nei sondaggi. Oggi i social network per Salvini sono diventati quasi un boomerang: un campo sempre più scivoloso per un politico ormai identificato con i treni che arrivano perennemente in ritardo (quando non vengono addirittura cancellati) o partono in anticipo per non arrivare in ritardo.
La ricerca pubblicata da Social Com durante il caos treni dell'11 gennaio
Una ricerca pubblicata da Social Com, certifica in modo impietoso le reazioni sulle piattaforme nella giornata di sabato 11 gennaio, quando un guasto tecnico verificatosi alle 7 del mattino alla Stazione Centrale di Milano ha provocato, per l'ennesima volta, ritardi e cancellazioni sulle linee Alta Velocità, Intercity e Regionali, con conseguenze che si sono estese a gran parte d’Italia. Nelle ore in cui in gran parte del Paese semplici viaggiatori, pendolari e turisti, non riuscivano a raggiungere le destinazioni a causa del grave disservizio, sui social si generavano 18 mila mention e oltre 350 mila interazioni, con un sentiment fortemente negativo, pari a quasi il 98 per cento delle reazioni.
Numeri nettamente superiori a quelli che si sono registrati il giorno prima, il 10 gennaio, quando lo sciopero dei trasporti ha rallentato la circolazione in modo parziale, senza quasi impattare sul dibattito pubblico. A movimentare maggiormente il dibattito in rete sono state ovviamente le polemiche politiche e soprattutto gli attacchi diretti a Matteo Salvini, accusato dai rappresentanti delle opposizioni e da semplici cittadini di avere una responsabilità diretta rispetto a quanto accaduto. In molti, spesso in modo ironico, hanno ricordato il mitologico "chiodo" evocato dal vicepremier il 2 ottobre scorso in occasione di un'altra giornata nera in cui si interruppe la circolazione sull'intera linea ferroviaria. In quell'occasione, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti scaricò su un operaio la responsabilità di quel black out. Il leader della Lega, tra l'11 pomeriggio e le giornate del 12 e del 13 gennaio, sulle piattaforme digitali è stato citato più spesso rispetto alle stesse aziende coinvolte (Trenitalia e RFI) e ai servizi impattati (Alta Velocità, regionali e Intercity).
Insomma, per il cosiddetto "popolo della rete" i pesanti disservizi del sistema ferroviario dipendono dal ministro competente, accusato dagli avversari politici e da diversi sindacati di non essere in grado di gestire l'ordinario (che comprende anche la manutenzione della linea ferroviaria) e soprattutto di occuparsi di tutto meno che di quelle che dovrebbero essere le sue funzioni. E non è un caso che tra i principali protagonisti della valanga social contro il vicepremier ci siano profili a lui ostili. A guidare la classifica è il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha fatto registrare oltre 26 mila reazioni sul "caos treni". Seguono due esponenti del Partito Democratico: il deputato Marco Furfaro (7.551 reazioni) e la vicepresidente della Camera, Anna Ascani (4.975 reazioni). Chiudono la classifica il giornalista di area progressista Lorenzo Tosa (4.961 reazioni) e il profilo di Sinistra Italiana (4.181 reazioni). Per molti osservatori, l'obiettivo neanche troppo taciuto di un ritorno al Viminale, che Matteo Salvini ha palesato e soprattutto ha fatto palesare da diversi esponenti del suo partito dopo la sentenza di assoluzione sul caso Open Arms, nasce proprio dall'esigenza di svincolarsi da un ministero "problematico" e tornare a un ruolo più compatibile con la propaganda fatta sui social e non solo lì.