Suicidio assistito, legge arriva in Aula: la proposta di emendamenti dell’Associazione Coscioni
Per la prima volta nella storia italiana il disegno di legge sul suicidio assistito, approvato nelle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera (con i voti contrari di Forza Italia, Lega, Coraggio Italia e Fdi), approderà in Aula lunedì 13 dicembre. Questa mattina l'Associazione Coscioni ha presentato gli emendamenti per modificare e migliorare il testo, alla luce soprattutto della sentenza della Corte costituzionale del 2019, che ha già valore di legge, e che ha stabilito la non legittimità dell'articolo 580 del Codice penale, che punisce appunto l'istigazione o l'aiuto al suicidio con pene tra i 5 e i 12 anni di carcere. Il rischio è che la legge che verrà discussa alla Camera, e che poi dovrà eventualmente passare all'esame del Senato, non rappresenti un reale passo avanti rispetto alla situazione attuale.
Con il suicidio assistito si parla appunto della possibilità del malato di autosomministrarsi la sostanza letale per darsi la morte. I limiti principali del testo, denominato ‘Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita', che arriverà in Aula lunedì ben 37 anni dopo il deposito della legge a firma Loris Fortuna, dopo sono soprattutto due: le discriminazioni tra malati, e l'assenza di termini certi per la procedura.
La proposta di emendamenti, che l'Associazione intende inviare a tutti i parlamentari, è stata presentata online da Filomena Gallo, Marco Cappato e Matteo Mainardi, rispettivamente segretario, tesoriere e coordinatore della campagna Eutanasia Legale dell'Associazione Luca Coscioni. "A beneficio di tutti i parlamentari di ogni schieramento politico invieremo loro le nostre proposte di emendamenti. Una serie di spunti di riflessione affinché la legge sul Suicidio assistito sia uno strumento utile, dunque migliorativo, rispetto al testo attuale", hanno detto Cappato e Gallo.
"In particolare si rende indispensabile eliminare la discriminazione nei confronti dei malati che non sono tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale", precisano, facendo l'esempio i malati terminali di cancro. Si tratta inoltre "di fissare tempi certi per la risposta ai malati, affinché anche con la legge, persone come Mario, non debbano attendere oltre 16 mesi per avere il via libera". Se le proposte "non dovessero rientrare in un'ipotetica legge, saranno gli italiani con il Referendum della prossima primavera a consentire il superamento di tutta questa serie di limitazioni previste dall'attuale testo al ribasso, come anche l'eutanasia attiva". Si ricorda che il referendum per l'eutanasia legale – che chiede l'abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale sull'“omicidio del consenziente” – ha ricevuto due giorni fa il via libera della Corte di Cassazione, e ora manca ora solo l'ok della Consulta.
"Presenterò gli emendamenti al testo sul suicidio assistito illustrati oggi durante la conferenza stampa dall'associazione Coscioni per modificare il testo uscito dalla Commissione e ottenere una legge in grado di garantire davvero la libertà di scelta e la dignità dei cittadini", ha annunciato il deputato e presidente di Più Europa Riccardo Magi, intervenuto all'evento online. "Già in Commissione avevo presentato emendamenti che allargassero il perimetro della legge verso la legalizzazione dell'eutanasia attiva. Faremo di tutto per migliorare il testo nel passaggio in Aula, dobbiamo registrare però che l'atteggiamento tenuto in Commissione dai relatori e dai principali gruppi non lascia ben sperare. Sarà difficile sciogliere in aula i nodi che non sono stati sciolti precedentemente".
Le proposte di emendamenti
Discriminazione tra malati
Se il testo passasse così come è potrebbero fare richiesta di assistenza medica al suicidio solamente persone con autonomia fisica, ma non chi ha ormai perso qualsiasi possibilità di mobilità, pur rimanendo perfettamente capace di intendere e volere. Ulteriore discriminazione riguarda tutte quelle persone che, pur malate di patologie irreversibili e portatrici di gravi sofferenze ritenute intollerabili (come i malati terminali di cancro appunto), non sono collegate a macchinari o non necessitano ancora di trattamenti sanitari di sostegno vitale.
Secondo il testo attuale in pratica queste persone potrebbero fare richiesta di assistenza medica al suicidio solo davanti a un peggioramento delle condizioni di salute tale da renderle dipendenti da trattamenti sanitari, a patto che abbiano mantenuto l’autonomia fisica. La legge impedisce infatti l’aiuto medico attraverso un trattamento eutanasico.
Le cure palliative
Altro punto riguarda le cure palliative. Queste diventerebbero un trattamento sanitario obbligatorio per poter accedere al suicidio assistito. Solo dopo essere stati coinvolti in un percorso di questo tipo e averlo rifiutato i malati potranno fare richiesta di assistenza medica alla morte volontaria. Una previsione che ha come conseguenza solo un immotivato allungamento dei tempi. Stando alla formulazione attuale del testo dunque voler ricorrere alle cure palliative fino all'ultimo, senza rinunciarvi, esclude la possibilità di formulare una richiesta di suicidio assistito.
Dieci passaggi senza tempi certi
Nelle previsioni del testo unificato: 1. il richiedente redige la richiesta con scrittura privata autenticata; 2. il medico che riceve la richiesta inserisce il paziente in un percorso di cure palliative; 3. la persona rifiuta le cure palliative; 4. il medico che ha ricevuto la richiesta redige un rapporto sulle condizioni e le motivazioni del richiedente; 5. il rapporto viene inviato al Comitato per l’etica clinica territoriale; 6. un delegato del Comitato etico visita il paziente per verificarne nuovamente le condizioni; 7. entro un mese il Comitato etico dichiara se il richiedente soddisfa o meno tutti i requisiti richiesti; 8. il fascicolo passa alla Direzione Sanitaria dell’ASL che deve verificare se il decesso può avvenire in casa; 9. il medico incaricato di fare assistenza alla morte volontaria accerta nuovamente, anche attraverso uno psicologo, che quella sia la volontà del paziente; 10. il medico può procedere al soddisfacimento della volontà del paziente.
Tutto ciò al netto di eventuali controversie, nel qual caso è necessario anche l’intervento del Tribunale.
Obiezione di coscienza
Nel testo che arriva in Aula è stata introdotta l’obiezione di coscienza attraverso un elenco di personale sanitario obiettore. Ma con il suicidio assistito non si sta parlando di un atto medico attivo, come l'eutanasia attiva o l'aborto. Una via alternativa sarebbe stata possibile: con la legge sulle DAT ad esempio il legislatore scelse di permettere l’obiezione di coscienza dei sanitari sul caso specifico, senza creare un elenco di obiettori sempre e comunque.