Qualche settimana fa avevamo scritto che il piano europeo sui migranti era mediocre, insufficiente e pericoloso. Era tale perché sposava in pieno gli aspetti più confusi e controversi dell’agenda Juncker e non dava una risposta efficace al problema: una mancetta sulle quote, la prima fase della fantomatica operazione contro gli scafisti (lo ripetiamo, senza la risoluzione Onu questa cosa è il nulla assoluto), il potenziamento di Triton e Poseidon e qualche spicciolo per l'accoglienza. Tanto per capirci: era stata cassata l’unica cosa che aveva senso, ovvero il meccanismo di redistribuzione "automatica e obbligatoria" delle quote, primo passo verso un sistema in grado di fronteggiare in maniera automatica eventuali crisi.
Un piano pericoloso, perché nascondeva la mina dei campi profughi. Che loro chiamano "hotspot", ovviamente, ma che diventeranno maxi-Cie con bandiera europea, enormi ghetti, probabilmente in Sicilia e Calabria, nei quali dovrebbe avvenire l'identificazione dei migranti (di tutti…certo, come no) con la velocizzazione delle richieste di asilo e i primi adempimenti per i rimpatri dei migranti economici (certo, come no). Ecco, se il meccanismo dell'accoglienza andrebbe rivisto e migliorato (e su questo ci sono pochi dubbi), l'aver accettato a cuor leggero questa norma è scelta assurda, perché il modello "campi profughi" non solo è il peggiore per quel che concerne l'integrazione, ma apre ad una serie di problematiche legate alle condizioni di vita dei migranti, la loro libertà personale e finanche ai meccanismi di controllo di eventuali "minacce" (ad esempio, l'unica allerta dei servizi riguardo alla penetrazione del fondamentalismo islamico nel nostro Paese è sempre stata legata al proselitismo nei campi di accoglienza e nei Cie). Piegarci a tale richiesta, infine, ha significato ammettere l'esistenza negli anni scorsi di un "meccanismo elusivo", una sorta di lassismo delle autorità italiane nell'effettiva identificazione e gestione dei migranti sbarcati sulle nostre coste.
Ora è arrivata addirittura la beffa: la riduzione da 40mila a 32mila dei ricollocamenti nei Paesi Ue. Una quota esigua, equivalente più o meno al numero di sbarchi previsti fra luglio e agosto. Ma Alfano e il Governo non hanno battuto ciglio, parlando di "primo passo" (e il secondo sarebbe?), di "risposta collegiale dell'Europa"e sorvolando sulla questione hotspot. La scelta è chiara: provare ad utilizzare la mancetta europea sulle quote per nascondere le problematiche legate alla distribuzione sul territorio nazionale dei migranti; minimizzare le insidie dei campi profughi giocandosi la carta dello stop (fittizio) al collocamento dei migranti su base regionale e comunale; provare a convincere l'opinione pubblica che finalmente l'Europa sta facendo il suo dovere.
Che sia cedimento del Governo alla pancia del Paese, una scelta di opportunismo politico o una decisione obbligata, la sostanza non cambia: ci hanno fregato e le conseguenze le pagheremo, tutti, nei prossimi mesi. Lo ripeteremo fino allo sfinimento: a queste condizioni era meglio fare da soli. E garantire dignità e umanità alle migliaia di disperati che giungono da noi e che non meritano di essere trattati come pacchi postali.