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Concessioni balneari, le ultime notizie

Sui balneari FdI vuole sollevare un conflitto di attribuzione contro il Consiglio di Stato: cosa succede

Un intervento della Corte costituzionale, su richiesta della Camera, per stabilire che sulle concessioni balneari deve essere il Parlamento a decidere, e non i giudici. Lo ha chiesto Tommaso Foti, Fratelli d’Italia, in una lettera in cui ha criticato l’ultima sentenza del Consiglio di Stato: “Sembra travalicare i poteri della giustizia amministrativa”.
A cura di Luca Pons
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Fratelli d'Italia va all'attacco del Consiglio di Stato, il massimo tribunale amministrativo d'Italia, dopo la discussa sentenza che ha stabilito che le concessioni balneari per le spiagge sono scadute. Tommaso Foti, capogruppo dei deputati di FdI, ha scritto al presidente della Camera Lorenzo Fontana una lettera, chiedendo che intervenga portando il caso davanti alla Corte costituzionale.

Perché FdI vuole che intervenga la Corte costituzionale

Foti, infatti, ha affermato: "Guardiamo con preoccupazione all’ultima pronuncia del Consiglio di Stato, laddove in più punti essa sembra travalicare i poteri della giustizia amministrativa finendo con l’invadere la sfera legislativa propria del Parlamento". Insomma, la sentenza andrebbe oltre i poteri che spettano ai giudici, e cercherebbe di prendere il posto della politica.

La decisione dei giudici è stata che l'intervento con cui il governo Meloni aveva prorogato tutte le concessioni in scadenza al 31 dicembre 2023 fino alla fine del 2024 non è legittimo, perché non rispetta la direttiva europea Bolkestein sulla concorrenza. Perciò è nullo, e di conseguenza le concessioni che scadevano a fine 2023 non sono più attive. Ora quindi i Comuni devono affrettarsi a lanciare nuovi bandi per assegnarle al miglior offerente.

Secondo Foti, però, le basi su cui si è mosso in Consiglio di Stato sono "infondate". "Riteniamo pertanto ineludibile che sia la Corte costituzionale a pronunciarsi circa il corretto esercizio della potestà giurisdizionale", ha concluso il deputato. Foti ha rivendicato la "difesa di un organo eletto direttamente dal popolo che deve mantenere il diritto di poter esercitare le proprie prerogative, con lo svolgimento delle funzioni ad esso attribuite dalla Costituzione".

Anche più duri i toni di Fabio Rampelli, vicecapogruppo di FdI a Montecitorio: "Il Consiglio di Stato ha esondato le sue funzioni entrando a gamba tesa nei poteri costituzionalmente attribuiti al Parlamento, imponendo ai Comuni di non tener conto dell'eventuale modifica legislativa", ha detto. Perciò, "il Consiglio di Stato ha rasentato l'eversione quando non un vero e proprio attentato ai poteri delle Camere".

Cos'è il conflitto di attribuzione

Il conflitto di attribuzione si verifica quando un potere pubblico agisce su una certa questione, e un altro sostiene che non avesse il diritto di farlo (o, viceversa, quando un potere non vuole agire su una certa questione e sostiene che sia dovere di qualcun altro farlo). Il caso più comune è il conflitto tra Stato e Regioni: se una Regione approva una legge che interviene su delle materie che in realtà sono prerogativa dello Stato, quest'ultimo può sollevare un conflitto di attribuzione. Per quanto riguarda i balneari, invece, sarebbe il Parlamento che afferma che il Consiglio di Stato sia intervenuto dove non poteva.

In tutti i casi, a decidere chi può agire su certe materie è la Costituzione. E, infatti, come stabilito all'articolo 134 della Costituzione, l'unico tribunale che può decidere un conflitto di attribuzione è la Corte costituzionale. Se il presidente della Camera Fontana decidesse di appellarsi alla Corte, inizierebbe poi la procedura per stabilire se la sentenza del Consiglio di Stato è stata legittima, o ha davvero "travalicato i poteri della giustizia amministrativa" come affermato da Foti. Si tratterebbe, comunque, di un iter decisamente lungo.

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