Dire che quella della Fornero sugli esodati (termine monstre, siamo d'accordo con la constatazione di Antonio Menna) è stata una figuraccia è in qualche modo riduttivo. Se non addirittura improprio. Il punto è che non siamo di fronte ad un errore di comunicazione fra i vertici dell'Inps ed il Ministero (e a catena il Parlamento, i media e l'opinione pubblica). No, qui si è andati ben oltre quella soglia di decenza che ci aspetteremmo da un ministro, anzi da un supertecnico. Dapprima ha praticamente "dimenticato" che, nel solco di una riforma che "spostava, cambiava, metteva una pezza e riformulava", potessero finire anche "alcuni" cittadini ignari, che di punto in bianco si sono trovati senza lavoro né pensione. Poi la clamorosa scoperta, badate bene, dopo aver ottenuto il via libera dal Parlamento alla riforma delle pensioni (cedendo solo su alcuni punti all'insistenza di Pd ed Idv).
Qui il capolavoro politico della Fornero, che ha cominciato una vera e propria battaglia di numeri con i sindacati e con alcuni (redivivi) mezzi di informazione. La certezza del ministro sembrava granitica: gli esodati sono 65mila, fidatevi, ho fatto calcoli scrupolosi. Peccato che si trattasse di cifre clamorosamente errate, come ha certificato l'Inps, addirittura sconfessando le stime "ottmistiche" della Cgil. Sono 392mila infatti gli "esodati", ex lavoratori costretti a vagare nel limbo dal tecnico salvatore della Patria. A questo punto ovviamente Fornero aveva di fronte a se una serie di opzioni, tra cui quella di ammettere l'errore e adoperarsi per una soluzione rapida ed efficace, oppure quella di "prendere tempo", fare ulteriori verifiche e valutare soluzioni alternative. Ed invece, anche questa volta è riuscita a stupirci. Perché la colpa non è sua e nemmeno del Parlamento e men che mai dei funzionari del ministero o dei suoi fidatissimi consiglieri. No, è tutta colpa dei vertici dell'Inps che dicendo la verità, "alimentano il disagio sociale e diffondono dati per danneggiare il Governo". Roba da licenziarli in tronco, per giusta causa e per motivi economici (del Governo ovviamente): peccato che quel "comunista" di Patroni Griffi non si decida a snellire i i licenziamenti nella pubblica amministrazione…