Sugar tax, plastic tax, web tax: cosa vuole fare il governo Meloni con le tasse nel 2023
Il governo Meloni in questi giorni sta valutando come comportarsi con alcune imposte: da una parte le vecchie sugar tax e plastic tax, mai entrate in vigore, che l'esecutivo vorrebbe cancellare; dall'altra una nuova proposta di web tax "green" che colpisca le multinazionali del commercio online.
La legge di bilancio per il 2023 deve essere scritta dal governo e approvata dal Parlamento entro il 31 dicembre. Tra le priorità ci sono le misure per contrastare sia il caro bollette, sia gli effetti dell'inflazione sulle famiglie e le imprese in Italia. Per farlo, però, allo Stato servono delle entrate economiche, che permettano di spendere soldi senza doverli prendere in prestito. Sulla base di questo, il governo Meloni sta facendo diverse valutazioni.
Sugar tax e plastic tax, rimandare di un anno e abolire nel 2023
Le due imposte chiamate "sugar tax" e "plastic tax" erano state previste dal secondo governo Conte, a fine 2019, con la legge di bilancio per il 2020. La prima intendeva colpire le bevande altamente zuccherate, in modo da alzarne i prezzi e quindi spingere la popolazione a consumarne di meno. La seconda, invece, era diretta alle plastiche monouso, per promuovere l'utilizzo di materiali biodegradabili.
Entrambe le misure avrebbero dovuto partire nel 2020, ma sono state rimandate. Dopo le proteste arrivate dalle aziende del settore, e poi con l'inizio della pandemia da Covid-19, l'entrata in vigore delle imposte è stata sempre rinviata e, attualmente, plastic tax e sugar tax sono sospese fino a fine 2022.
Il governo Meloni, con la sua prima legge di bilancio, dovrà decidere come gestirle. Nonostante il centrodestra si sia sempre opposto a queste misure, il governo potrebbe valutare di non abolirle, ma rimandarle ulteriormente, creando le condizioni adatte per la loro cancellazione.
Sulla carta, infatti, queste due tasse dovrebbero portare un introito di 650 milioni di euro nelle casse dello Stato nel 2023. Si tratta di una cifra non enorme, ma comunque rilevante. Se le tasse venissero cancellate, questa cifra sparirebbe dalle "aspettative" per il bilancio pubblico, cioè dal cosiddetto saldo tendenziale. Le cose sarebbero diverse, invece, se le due imposte fossero semplicemente rinviate.
Per questo, il governo potrebbe decidere di rinviare plastic tax e sugar tax per un anno, così da avere tempo, nel 2023, di cambiare le "aspettative" sulle entrate dello Stato per l'anno successivo. In pratica, trovato un modo per compensare la loro cancellazione, le due imposte potrebbero essere definitivamente abolite.
Una nuova "web tax" per colpire le piattaforme di acquisti online
Una tassa nuova, invece, che il governo vorrebbe inaugurare, è la cosiddetta "web green tax". Si tratterebbe di un'imposta mirata a tassare i profitti delle multinazionali del commercio online: in particolare, quando usano dei veicoli inquinanti per trasportare i prodotti che vendono.
La spedizione di questi prodotti, però, è quasi sempre affidata ad aziende esterne. Una tassa sui mezzi inquinanti usati per le consegne, quindi, non andrebbe a colpire tanto una piattaforma come Amazon – ad esempio – quanto l'impresa italiana che lavora con Amazon e mette il suo logo sui propri furgoni. Per questo, potrebbe non essere semplice per il governo creare una nuova tassa per le grandi aziende digitali.
Una forma diversa di web tax italiana esiste già: è stata introdotta nel 2018, ma è partita solo dal 2021. Prevede di versare il 3% dei ricavi che vengono da certi servizi digitali, e la devono pagare le aziende – anche quelle con sede fiscale fuori dall'Italia – che hanno ricavi globali di almeno 750 milioni di euro e almeno 5,5 milioni di euro di ricavi per servizi realizzati in Italia. L'anno scorso, però, questa web tax ha portato allo Stato 233 milioni di euro, rispetto ai 780 che il governo aveva previsto.
La nuova "web green tax" servirebbe ad aumentare i soldi che si potrebbero usare per contrastare gli effetti del caro energia e dell'inflazione. Mancano due mesi all'ultimo giorno disponibile per la legge di bilancio, e sono ancora diverse le risorse che il governo Meloni deve trovare per potersi permettere di mettere in atto le misure che ha previsto.
Tra le altre scelte che l'esecutivo potrebbe fare per aumentare le entrate c'è quella di alzare il prezzo del tabacco tradizionale, cioè delle sigarette, che viene in gran parte importato dall'estero. La filiera del tabacco riscaldato, usato in appositi modelli di sigarette, si trova invece in Italia, quindi non dovrebbe essere toccata da un eventuale aumento delle imposte.